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Affidamento A22 cruciale per i territori
L’affidamento della nuova concessione cinquantennale dell’autostrada A22 Brennero-Modena rappresenta un aspetto di cruciale importanza per i territori da noi amministrati. Le nostre Comunità trovano infatti in essa uno straordinario volano di sviluppo, ma vengono al contempo interessate da un’ingente mole di traffico di attraversamento i cui benefici si riverberano su tutto il Paese, ma il cui gravame pesa interamente sulle loro spalle, in buona parte in un ambiente, quello alpino, di delicatezza estrema e caratterizzato da spazi limitati. È opportuno rammentare, per meglio inquadrare l’argomento, che furono proprio questi territori, ormai 65 anni fa, a fondare Autostrada del Brennero Spa e a finanziare, indebitandosi e senza un euro dallo Stato, la costruzione di un’arteria divenuta poi strategica per l’Italia e per l’Europa. Si può da ciò facilmente desumere perché in Trentino Alto Adige come in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna si richieda anche per il futuro un piano di investimenti ed un modello di gestione che non si limiti ad amministrare l’esistente avendo il profitto come elemento dirimente e decisivo, ma garantisca piuttosto la realizzazione di un vero e proprio green corridor europeo della mobilità. Per questo motivo, le richieste o le azioni di annullamento del bando gara pubblicato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, avanzate o intraprese in questi giorni da alcuni operatori del settore che non presentano alcun legame con la storia delle nostre comunità, risultano per tutti noi e per i molti cittadini che rappresentiamo poco comprensibile nel merito, dannose nei potenziali effetti e contrarie agli interessi collettivi e pubblici che rappresentiamo.
Entrando nel merito della questione e senza alcuna intenzione di sovrapporci alle altre Istituzioni che saranno chiamate a dirimerla, è opportuno ricordare come la norma che rese possibile la presentazione di una proposta spontanea di finanza di progetto per la concessione della A22 fu avanzata dal governo Draghi al termine del 2021, in un contesto europeo che riconosceva al project financing una rilevanza primaria nella modernizzazione delle opere pubbliche e nell’attuazione del Pnrr. Fu approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento, senza che venissero sollevate questioni, né polemiche, né da parte del comparto autostradale, né da altri soggetti, pur prevedendo l’esplicito rimando al diritto di prelazione come da normativa di riferimento tuttora in vigore. Le motivazioni allora addotte si incentrarono sull’opportunità di approntare per l’asse Brennero-Modena non tanto la semplice messa a gara di un servizio pubblico, quanto una proposta proiettata verso il futuro, sussidiaria e capace di dare risposte ad una domanda di mobilità crescente, avendo come priorità la sicurezza delle persone, la digitalizzazione del trasporto su gomma, la transizione ecologica ed un’alleanza con il trasporto ferroviario in grado di offrire soluzioni nuove a chi si sposta lungo il confine del Brennero.
Non è un caso se Autostrada del Brennero Spa è stata in grado di formulare, riscuotendo il plauso generale, una siffatta proposta. Positivamente condizionata dalla forte presenza, nella sua compagine sociale, degli Enti locali di quattro tra le più dinamiche regioni d’Europa, pur applicando tariffe autostradali tra le più basse d’Italia e nonostante le difficoltà manutentive e gestionali imposte dalle Alpi, Autostrada del Brennero Spa gestisce oggi un’arteria sicura, interamente a norma, perfettamente manutentata e costantemente tesa a realizzare progetti all’avanguardia. Si tratta, insomma, di una società che ha dimostrato nei fatti la virtuosità di un modello che veda una forte rappresentanza, nella compagine sociale, degli interessi pubblici. Era quindi la naturale candidata ad avanzare una proposta spontanea di finanza di progetto, come ha poi fatto l’11 maggio del 2022 depositandola al MIT, senza che anche questo passaggio venisse criticato da qualcuno né dentro, né fuori il comparto autostradale.
Il fatto che Autostrada del Brennero Spa fosse la candidata naturale ad avanzare una proposta in questo senso non significa che qualsiasi altro soggetto dotato dei requisiti, in grado di investire tempo e risorse nell’elaborazione di una così articolata proposta ed interessato ad un modello gestionale alternativo a quello tradizionale, non potesse farlo, ma così non è stato e quella di Autostrada del Brennero Spa è rimasta l’unica proposta depositata. Nel frattempo, il governo Meloni aveva deciso su questo fronte di raccogliere con convinzione il testimone dal precedente Governo Draghi ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha mostrato il coraggio necessario per percorrere una strada nuova, con l’obiettivo di assicurare ad un’arteria strategica per l’economia e l’interesse nazionali l’attuazione di un piano di investimenti proiettato verso la modernità, avente cura e rispetto dei territori che ne sono attraversati. Come le procedure prevedono, è stata attivata una serrata interlocuzione tra il promotore ed il Concedente, che legittimamente ha chiesto integrazioni e modifiche, addivenendo prima a decretare la fattibilità e quindi la pubblica utilità della proposta e pubblicando conseguentemente un bando di gara che rappresenta per tutti noi un grandissimo passo in avanti dopo anni di proroghe, che se da un lato hanno assicurato una virtuosa gestione dell’arteria, dall’altra hanno impedito di attuare un nuovo, atteso e necessario piano di investimenti, anche a fronte, nel frattempo, di un crescente traffico, in particolare di merci.
È stato allora e solo allora che, ad oltre tre anni dall’approvazione della norma, vi è stato chi ha ravvisato nel bando (risultato del trasparente processo fin qui descritto) una violazione del principio della libera concorrenza. Prendiamo atto del fatto che i principali concessionari autostradali italiani abbiano, pur forse tardivamente, sposato la causa della libera concorrenza del mercato, ma non ravvediamo come questa possa essere stata violata, dato il rispetto di ogni dettato normativo e procedurale. Ci preoccupa piuttosto l’altro motivo per il quale viene chiesto l’annullamento di un bando di gara così utile e così atteso dai nostri territori: il modello tariffario proposto nel bando. Si tratta di un sistema tariffario studiato dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti per tradurre in investimenti d’interesse collettivo i ricavi previsti dalla riscossione del pedaggio, lasciando minor spazio ai dividendi riservati agli azionisti, con un rischio d’impresa molto significativo in capo al concessionario e non più solo allo Stato. Da rappresentanti delle Istituzioni non ci pare un regime tariffario in grado di ledere il principio di equità come argomenta chi chiede l’annullamento del bando. Anzi, a noi pare esattamente il contrario, ossia un modello che garantisce l’equità, anteponendo gli interessi dei cittadini e degli utenti a quelli, pur certamente legittimi, degli azionisti. Un modello che dimostra come non esista solo la dicotomia tra Stato e privato nella gestione di una importante infrastruttura, ma bensì un modello sussidiario dove territori ed enti locali, Stato e società gestrice, possono cooperare nel creare crescita, benessere, efficienza gestionale e interesse pubblico.
Fonte: Il Sole 24 Ore