Affitti brevi, il Cin entra anche nel 730

Il contrasto al sommerso sugli affitti brevi passa anche dalla manovra 2025. Dopo la decisione comunicata dal ministero del Turismo di prorogare al prossimo 1° gennaio il termine per ottenere il Cin (il nuovo codice identificativo nazionale), il Ddl di Bilancio traccia la prospettiva di un utilizzo a pieno regime delle potenzialità offerte dal nuovo strumento per contrassegnare le locazioni turistiche e comunque di durata non superiore a 30 giorni.

La mossa delineata è triplice: indicazione del Cin nelle dichiarazioni dei redditi, inserimento nelle comunicazioni degli intermediari immobiliari e dei portali telematici, messa a disposizione dei dati dei controlli dei Comuni per l’analisi di rischio di Entrate e Guardia di Finanza. L’obiettivo, quindi, è quello di garantire una piena tracciabilità a partire dagli annunci per arrivare a una mappatura di chi rispetta o meno l’obbligo dichiarativo dei redditi derivanti dall’attività di locazione di immobili e, di conseguenza, l’obbligo di versare le imposte dovute.

Una modalità più semplice per il Fisco di riscontrare la rispondenza tra i dati degli immobili e dei redditi dichiarati arriverà con l’indicazione del Cin all’interno sia della dichiarazione (modello 730 o Redditi) sia della certificazione unica. La partita dell’attuazione della norma della manovra 2025 sarà affidata ai provvedimenti con cui l’agenzia delle Entrate approva i modelli delle dichiarazioni dei redditi. Di fatto, quindi, dovrà scattare un’associazione tra il Cin e i redditi generati da quell’immobile. Ma non è tutto, perché il cerchio si stringerà ulteriormente con l’obbligo di indicazione nel Cin anche nelle comunicazioni che devono essere trasmesse dai soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare nonché di quelli che gestiscono portali telematici. In pratica, questo dovrebbe consentire un pieno allineamento delle informazioni relative ai periodi di utilizzo di un’unità immobiliare e quindi ai redditi generati per i proprietari.

A questa più stringente perimetrazione delle informazioni il Ddl di Bilancio affida anche una previsione di maggior gettito di 88 milioni di euro all’anno. Una stima ottenuta ripercorrendo l’effetto sull’evasione (tax gap) da locazioni che si è verificato tra il 2011e il 2012 a seguito dell’introduzione della cedolare secca e ipotizzando che un nuovo provvedimento con effetti in materia di dichiarazione degli imponibili da locazione possa avere effetti analoghi. Nel 2012 viene ricordato come vi sia stato un abbattimento dell’evasione del 18.7 per cento. Applicando tale percentuale al gap 2019 (in quanto i dati del 2020 e del 2021 appaiono eccessivamente influenzati dagli effetti del Covid) pari a 945 milioni si stima un recupero di 177 milioni. Tuttavia siccome l’ipotesi dei tecnici dell’Economia è che «la metà di tale importo sia dovuta ad affitti brevi e l’altra metà a quelli ordinari (a medio e lungo termine)», alle nuove misure sul Cin è attribuito una previsione di recupero di 88 milioni annui.

C’è poi un’ulteriore misura in manovra in materia di lotta al sommerso sugli affitti brevi. Riguarda una sorta di filo diretto tra i controlli effettuati dai Comuni attraverso la polizia locale con i database dell’amministrazione finanziaria. Le informazioni emerse dalle verifiche sul campo da cui emergeranno violazioni dovranno, infatti, essere comunicate anche alla direzione provinciale dell’agenzia delle Entrate territorialmente competente in base al domicilio fiscale del trasgressore. Questo tipo di informazioni molto puntuali potranno tornare utili nell’analisi di rischio che l’agenzia delle Entrate di concerto con la Guardia di Finanza conduce con l’incrocio delle informazioni disponibili per individuare i proprietari di unità abitative destinate ad affitti brevi che sfuggono agli obblighi fiscali. A conferma che il cerchio si stringerà sempre più intorno a chi evade.

Fonte: Il Sole 24 Ore