Affitti brevi, il Viminale vieta il «self check-in»: un rischio per la sicurezza

Affitti brevi, il Viminale vieta il «self check-in»: un rischio per la sicurezza

«Il self check-in è uno dei 10 servizi più richiesti su Airbnb» si legge sul portale online statunitense per gli affitti brevi. E ancora: «Offrire agli ospiti un modo semplice per entrare può anche farti risparmiare tempo, rendere gli arrivi più agevoli e portare a recensioni migliori».

L’intervento del Viminale

D’ora in avanti, però, questa modalità non sarà più consentita, almeno in Italia. Il Viminale, infatti, è intervenuto sul tema con un circolare in cui precisa che la cosiddetta “identificazione da remoto” degli ospiti nelle strutture ricettive a breve termine non rispetta i requisiti di sicurezza stabiliti dalla legge. Un chiarimento che dovrebbe portare alla scomparsa nei centri cittadini turustici delle ormai diffusissime keybox, vale a dire le cassette di sicurezza che custodiscono le chiavi dell’appartamento al di fuori dell’alloggio.

La soddisfazione del Turismo

Un tema sul quale era intervenuta la ministra del Turismo Daniela Santanchè che, al G7 sul Turismo a Firenze, aveva sollecitato il collega dell’Interno Matteo Piantedosi a un chiarimento. La circolare, commenta Santanchè, «è un passaggio essenziale per prevenire rischi e garantire un’esperienza turistica serena e positiva, sia ai visitatori che agli operatoriù. La cooperazione tra i nostri dicasteri è fondamentale per creare un ambiente sicuro e accogliente per tutti, specie in vista di importantissimi eventi come il Giubileo del 2025».

I rischi per la sicurezza

Proprio l’imminente avvio dell’Anno Santo oltre all’«evoluzione della difficile situazione internazionale» sono alla base del chiarimento offerto dal ministero dell’Interno che, nella circolare firmata dal capo della Polizia Vittorio Pisani, sottolinea la «necessità di attuare stringenti misure finalizzate a prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica» legati all’alloggiamento di «persone pericolosee/o legate a organizzazioni criminali o terroristiche».

L’identificazione da remoto degli ospiti delle strutture ricettive a breve termine mediante «la trasmissione informatica delle copie dei documenti e accesso negli alloggi con codice di apertura automatizzata ovvero tramite installazione di keybox all’ingresso» “scavalca” l’identifcazione personale della clientela: non viene garantita, si legge nel testo del Viminale, la verifica della «corrispondenza del documento al suo portatore».

Fonte: Il Sole 24 Ore