Affitti brevi, una struttura su cinque è priva del Cin
Il 20% delle strutture immobiliari destinate alle locazioni turistiche è ancora privo del Codice identificativo nazionale (Cin). Infatti secondo i dati del ministero del Turismo al 9 gennaio 2025 sono 461.115 le strutture registrate sulla piattaforma. Ne mancano circa 114.458, di fatto uno su cinque. «Il restante 20% risulta fuorilegge» spiega Gennaro Sposato, avvocato esperto in materia per lo studio multinazionale interdisciplinare Rodl & Partner. Ci sono poi le strutture completamente abusive, non registrate nei sistemi circa le quali non vi è un dato che non sia una generica stima. Accertamenti sono in corso, come raccontano le cronache locali, in tutta Italia con controlli che toccano grandi città così come piccoli borghi. «Per quanti saranno accertati irregolari scattano ora le sanzioni che per un immobile privo del Cin possono arrivare a 8mila euro – continua Sposato – mentre la mancata esposizione è sanzionata con una pena pecuniaria che va da 500 a 5mila euro. L’assenza di estintori e rilevatori obbligatori è poi sanzionata con una multa che può arrivare fino a 6mila euro, ma attenzione – ammonisce l’avvocato – per violazione accertata. L’insussistenza dei requisiti di sicurezza obbligatori è poi sanzionata secondo le disposizioni regionali o statali». Sanzioni che dovrebbero rappresentare un buon deterrente.
Nella lettura dei dati contenuti nel report del Ministero si evidenziano due regioni maglie nere: l’Umbria e il Friuli che ad oggi sono ferme a quota 58% di location regolari, che tradotto in valore assoluto fa rispettivamente 4.695 e 8.939 unità, ovvero 3 su 5 sono fuorilegge Sotto la media nazionale anche le Marche, con 9.895 unità registrate (75%), Puglia (37.559 regolari), Abruzzo (8.089 regolari), Liguria (31.252), Calabria (4.900), Lazio (41.138), Piemonte (19.886) che condividono lo status di 2 strutture su 5 fuorilegge. Le regioni più virtuose sono invece Basilicata con il 94% di strutture regolari (2.337) e la Valle d’Aosta con il 90%, pari a 3.961 unità, che hanno correttamente adempiuto a quanto previsto dal decreto entrato in vigore il 1° gennaio scorso.
I controlli sul territorio
È di oggi la notizia di controlli nel chietino con ispezioni nei bed & breakfast e in altre strutture ricettive presenti sul territorio che hanno portato multe e denunce per violazioni amministrative. Personale della Questura di Chieti, con il supporto dei commissariati di Lanciano e Vasto, hanno ispezionato 15 strutture ricettive, rilevando numerose irregolarità. Tra queste la mancata comunicazione all’Autorità di Pubblica Sicurezza delle schede “Alloggiati”; la mancata esposizione del Codice Identificativo Nazionale o Regionale (Cir) all’ingresso; violazioni della Legge regionale Abruzzo sul turismo, come l’omissione della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) e pubblicità non corrispondente all’offerta. Due gestori, che non hanno comunicato i dati degli ospiti alla Questura, saranno denunciati alla magistratura per la violazione dell’articolo 109 del Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. La sanzione prevista in questi casi è l’arresto fino a tre mesi o una multa di 206 euro. Per altre violazioni di natura amministrativa sono state elevate multe complessive pari a 10mila euro.
L’offensiva di Robin Hood
Nella notte la «banda di Robin Hood», attivisti contrari alla speculazione degli affitti brevi, hanno colpito e sabotato con colla e adesivi in tutta Italia i locker in cui gli host depositano le chiavi degli appartamenti dei B&B. Nella Capitale, dov’è anche apparso uno striscione al Centro di Roma, con la scritta «stop affitti brevi-Santanchè vogliamo risposte», gli attivisti hanno denunciato la situazione in città con l’Anno Santo. “A Roma il Giubileo è iniziato, e una celebrazione che dovrebbe alleviare le disuguaglianze, redistribuire le ricchezze e condonare i debiti, non è altro che un catalizzatore dell’avidità dei proprietari immobiliari che sfruttano i flussi turistici per appesantirsi le tasche».
Fonte: Il Sole 24 Ore