Agli arresti i due fondatori dell’exchange The Rock Trading

Agli arresti i due fondatori dell’exchange The Rock Trading

Sono finiti agli arresti Andrea Medri e Davide Barbieri fondatori ed ex amministratori dell’Exchange di criptoasset The Rock Trading finito in liquidazione giudiziale (l’ex fallimento) nell’aprile del 2023 con un buco di quasi 66 milioni di euro. L’ordinanza di custodia cautelare, firmata dalla Gip di Milano Rossana Mongiardo, su richiesta dell’aggiunto Roberto Pellicano e dei Pm Pasquale Addesso e Grazia Colacicco, è stata eseguita dai militari del Nucleo speciale di polizia valutaria e del Nucleo milanese di Polizia economico Finanziaria della Gdf che si sono occupati delle complesse indagini su una vicenda che ha coinvolto 18mila persone.

I quattro reati contestati

Quattro i reati principali contestati agli indagati: bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, formazione fittizia del capitale sociale e infedeltà patrimoniale. Sino al crack, The Rock Trading, era uno dei più accreditati operatori italiani su criptovalute (sui suoi wallet ne circolavano 32 tipi, dal Bitcoin ad Ethereum). Dalla fine di novembre 2022 gli operatori avevano però registrato progressivi ritardi nei pagamenti che andavano accentuandosi.

L’emorragia

Di qui si è innescata un’ondata di richieste di prelievo da parte degli utenti. Sino al febbraio 2023 quando, per tamponare l’emorragia, gli organizzatori hanno disposto il blocco dell’operatività, che solo successivamente è diventato definitivo e che è presto sfociato nella presentazione di oltre 700 denunce alla Gdf da parte dei clienti. L’inchiesta si è poi sviluppata all’estero con richieste di rogatoria negli Stati Uniti e in Svizzera con due ordini di indagine in Lituania e Irlanda che hanno consentito di ricostruire la disponibilità di parte di denaro da parte degli indagati.

Rogatorie anche negli Usa

Di recente la richiesta di assistenza giudiziaria negli Usa è stata integrata e trasmessa a Washington attraverso il Ministero della Giustizia portando a un sequestro di criptovalute su chiavette Usb per un valore di 500mila euro. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno recuperato alcune conversazioni in chat sulla piattaforma aziendale Slack (che gli indagati erano convinti di aver distrutto) in cui è stato possibile leggere frasi del tipo: «occhio che anche lì siamo ormai belli sotto … i miei 70 sono ormai persi e ci sono utenti con molti bitcoin in corpo, che se prelevano…». Da altre conversazioni poi si potrebbe dedurre che il dissesto risalisse ad anni precedenti, quando la società aveva la sua sede a Malta: «Sono vecchie perdite dei tempi d’oro”, scriveva Medri nel 2020. Uno scenario in cui, poi, c’erano «operazioni» eseguite usando «fondi di pertinenza di altri clienti».

Fonte: Il Sole 24 Ore