Agrigento Capitale della Cultura 2025: riporteremo a Sciacca il Melqart!

Mentre molti la davano già per spacciata, lentamente, “Agrigento Capitale della Cultura 2025” sta prendendo corpo. La Fondazione che era attesa già dall’inverno scorso è stata costituita lo scorso agosto. Sempre a estate inoltrata sono stati approvati i decreti per la spesa. Tra questi, con il Decreto Regionale 2931 del 29 luglio 2024 con il Programma per l’esercizio finanziario 2024 dispone delle iniziative per la promozione e l’organizzazione di “Agrigento Capitale della Cultura 2025”. Tra le voci di spesa che ammontano ad un totale di 4 milioni €, spuntano 25.000 € per “Il ritorno di Melqart – esposizione dell’opera nella città di rinvenimento” con la rassicurazione dell’assessore alla Cultura e al Turismo di Agrigento Costantino Ciulla che “verrà esposto proprio a Sciacca” senza pendolarismo in territorio girgentino.

Questa voce di bilancio apparentemente trascurabile è densa di significato. Il Melqart (recentemente identificato con il dio Haddad) è una statuetta in bronzo fenicia, datata tra XIII e l’XI secolo a.C., rinvenuta al largo di Sciacca, Agrigento e custodita presso il Museo archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo. La storia del rinvenimento e dei passaggi di mano è interessante perché dimostra come, a volte, la politica culturale delle regioni autonome differisca da a quella del paese dove prevale la logica dell’assegnazione ai piccoli musei del “museo diffuso”-Italia.

Il viaggio

Per capire questo trend divergente bisogna ripercorrere la vicenda del Melqart. Nel gennaio del 1955 al largo di Sciacca (oltre 20 miglia), l’equipaggio del Motopeschereccio Angelina Madre rinviene nella rete una piccola statuetta. Il motorista di bordo, tale Santo Vitale, si porta a casa il bene e lo consegna a suo padre Calogero Vitale, titolare di una drogheria a Mazara del Vallo dove il reperto viene esposto. Poco dopo la statua è nelle mani del saccense Giovanni Tovagliari che la fa studiare e stimare dallo storico dell’arte, Stefano Chiappisi. Lo studioso è il primo a identificare il bene come una delle tre rappresentazioni della divinità fenicia del mare. Tovagliari, una volta presa coscienza del valore prezioso dell’oggetto, decide di donarlo al comune di Sciacca affinché sia conservato in territorio cittadino. Il Melqart viene affidato a Monsignor Aurelio Cassar che lo custodisce nella biblioteca comunale. La Soprintendenza di Agrigento venuta a conoscenza della donazione si oppone sostenendo che il bene sia di proprietà dello Stato (indisponibile e non usucapibile) e, quindi, non suscettibile di essere donato. Inizia così un contenzioso dinanzi al Tribunale di Sciacca tra il Comune, la Soprintendenza di Agrigento, nel quale si inseriscono Tovagliari e l’armatore del peschereccio, Scaglione sostenendo che il bene fosse, al momento del ritrovamento in acque internazionali, res nullius o res derelicta. Con sentenza del 9 gennaio 1962, il Tribunale di Sciacca ha sancito la proprietà dello Stato italiano sul Melqart sostenendo, con doppia fictio iuris, che una nave battente bandiera italiana è considerata estensione del territorio dello Stato e così la sua rete e ha predisposto l’affidamento del bene archeologico alla Soprintendenza di Agrigento, che lo ha baratto in cambio di un cratere con il Salinas di Palermo, dove ancora oggi il Melqart si trova. Tuttavia, poiché il Salinas è chiuso per restauri dal 2012, da 13 anni la statuetta non è fruibile dal pubblico, salvo qualche prestito temporaneo.

Il ritrovamento della statuetta fornisce importanti informazioni relative all’espansione fenicia in Occidente che tendono ad abbassarne la datazione, ma c’è dell’altro: sin dal momento dell’assegnazione al Salinas, i saccensi hanno espresso il desiderio che il Melqart fosse esposto nella loro città dimostrando un ‘attaccamento’ al bene archeologico da non sottovalutare. Durante la chiusura al pubblico del Salinas (dal 2012 ad oggi), sono state reiterate le richieste di restituzione saccensi mediante tre interrogazioni, di cui due all’Assemblea Regionale Siciliana tra 2013 e 2018 e una locale e formalizzata in una proposta di affidamento al Comune con la formula del comodato d’uso presso i locali della Biblioteca Comunale “Aurelio Cassar” di Sciacca reputati non idonei.

Negli anni seguenti a muoversi è stato Gaspare Falautano a capo dell’associazione “Amici del Museo del Mare” e anche l’associazione locale L’AltraSciacca con l’iniziativa e video “Sciacca lo rivuole”. Falautano cita a sostegno della richiesta le recenti interpretazioni del Codice dei Beni Culturali “nel quale–scrive–viene sancito un principio, in base al quale, un reperto va custodito all’interno del territorio in cui è stato rinvenuto, esistendo, ovviamente in sito, le condizioni che ne assicurino una adeguata tutela e conservazione, presupposti–conclude Falautano–tutti esistenti presso il Museo del Mare di Sciacca che è dotato, poi, ad abuntantiam, della speciale teca con tasso igrometrico e temperatura controllati”. Dello stesso parere è l’assessore alla cultura di Sciacca Salvatore Mannino che spiega come ci sia già una copia del Melqart in una sala del museo. Il presidente dell’AltraSciacca, Stefano Siracusa, auspica che il prestito temporaneo apra la strada ad un ripensamento circa la collocazione finale del bene.

Fonte: Il Sole 24 Ore