Al 41-bis non c’è un diritto all’estetica, niente pinzette per le sopracciglia all’affiliato

Al 41-bis non c’è spazio per il diritto all’estetica, esigenza che non rientra nel più generale diritto alla salute o alla cura della persona. Partendo da questo presupposto la Cassazione ha respinto il ricorso del figlio di un boss del messinese contro il no alla sua richiesta di sostituire le inefficaci pinzette di plastica, con quelle di metallo più adatte a definire le sopracciglia. La Suprema corte respinge al mittente la tesi della difesa secondo la quale la sostituzione negata tra le, pressoché inutili pinzette di plastica, con quelle inox professionali che il ricorrente voleva acquistare, si traduceva in una lesione del diritto alla salute ”derivante dall’impossibilità di attendere alla cura della persona, mancando il potere dell’Amministrazione di limitare l’uso di tali strumenti non diversi da altri, parimenti pericolosi, tuttavia ammessi”. Il riferimento del legale era alle forbicine e ai rasoi che è possibile detenere.

Nessuna lesione dei diritti del detenuto

Tuttavia la Suprema corte conferma la legittimità della restrizione, basata su motivi di sicurezza, ed esclude il vulnus affermato ricorrendo ad un’interpretazione un po’ troppo vasta del diritto alla salute. Per la Cassazione infatti “il provvedimento impugnato non ha confuso il diritto alla salute con un presunto diritto all’estetica della persona. Si tratta infatti – si legge nella sentenza – di un mero interesse di fatto, privo di tutela”. Per i giudici di legittimità il divieto è il frutto di una misura precauzionale “da cui non deriva alcuna lesione di diritti soggettivi”. Inutile, per il ricorrente, ricordare che la giurisprudenza di merito ha invece aperto all’uso delle pinzette in metallo per i detenuti al 41-bis. In assenza di un grave e attuale pregiudizio ai diritti del detenuto i giudici chiariscono che non poteva essere percorsa la strada del ricorso in Cassazione. E bollano il ricorso come inammissibile.

Fonte: Il Sole 24 Ore