Al ristorante è meglio ordinare la bottiglia (mediamente) più cara: ecco perché

Abbiamo già parlato del prezzo e del ricarico dei vini al ristorante ma il tema merita un ulteriore approfondimento, a uso e consumo del cliente. Analizziamo la faccenda, non senza un filo di ironia che mi auguro sia letta con indulgenza.

Dunque: le bottiglie che subiscono i ricarichi maggiori nelle carte dei ristoranti, paradossalmente, sono quelle di fascia più bassa, mentre le etichette che si posizionano ai piani alti – per qualità, prezzo, brand consolidato o tutti e tre – vengono ricaricate molto meno.

Diciamo che – alla fine della fiera – sono più convenienti. Può sembrare un paradosso (lo è!) e infatti i ricarichi dei vini nei ristoranti colpiscono maggiormente chi meno ha, ovvero i redditi più bassi. Aggiungo che si tratta di una spesa incomprimibile, non rinunciabile, a meno di essere astemi.

A tutti noi sarà successo di scegliere al ristorante un vino di fascia bassa semplicemente perché non era una serata impegnativa: ecco, sappiate che quella bottiglia ha subito un ricarico decisamente superiore rispetto alle fasce più alte.

Una buona parte di ristorazione sui v ini “entry level” pratica marginalità enormi a fronte di costi gestionali e di magazzino che su bottiglie di segmento medio/alto sarebbero maggiormente giustificabili.
Quando mi accorgo di un ricarico eccessivo (e conosco i prezzi all’origine perché lavoro nel settore) penso a un ristoratore che non sa fare bene il suo mestiere, perché se compra un vino a otto euro franco cantina e lo rivende a 80/90 euro in carta, si sta semplicemente basando sull’ ignoranza del pubblico e oltretutto sta recuperando la sua incapacità di calcolo del “food cost”.

Fonte: Il Sole 24 Ore