Al Sud il carrello degli acquisti incide di più sul reddito familiare

Calabria, Molise, Puglia, Sardegna, Basilicata, Sicilia e Abruzzo. Secondo l’Indagine di Altroconsumo (35a edizione) queste sono le regioni con il rapporto meno conveniente tra reddito familiare e peso del carrello della spesa che incide per il 16-17%. In queste regioni il reddito annuale di una famiglia media è tra i più bassi, da 40mila euro a poco meno di 45mila euro, mentre per spesa alimentare, prodotti per la cura della persona e della casa nel 2024 si spendono da un minimo di 6.818 euro a un massimo di poco superiore ai 7.100 euro. È la diretta conseguenza – secondo l’indagine – della scarsa presenza delle catene della Gdo nel Mezzogiorno. Infatti per la stessa spesa in altre regioni del Nord dove la Gdo si è ben radicata il rapporto con il reddito scende fino ad arrivare, nei casi migliori come per Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto, al 12 per cento. Qui la famiglia tipo per riempire il carrello in un anno spende tra i 6.627 e i 6.787 euro ma con un reddito disponibile superiore che nel caso del Veneto, per esempio, sfiora i 54.700 euro. Altroconsumo ha confrontato il posizionamento di prezzo dei supermercati, individuato le insegne più convenienti e le differenze sul territorio. «L’indagine evidenzia una certa disparità territoriale con diverse regioni, più ricche e prevalentemente del Nord, dove fare la spesa costa meno mentre in altre più povere del Centro-Sud la spesa al supermercato pesa parecchio di più sul bilancio familiare – commenta Alessandro Sessa, direttore responsabile delle pubblicazioni Altroconsumo -. Trentino, Veneto, Lombardia e Toscana, dove il reddito è più alto, sono anche tra le regioni con maggiore convenienza nei supermercati. Maggior concorrenza, maggior numero di catene presenti e molto agguerrite nella battaglia dei prezzi, soprattutto nel Triveneto, in alcune zone della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e in Toscana». In termini assoluti è la Valle d’Aosta la regione dove la famiglia spende di più, quasi 7.700 euro, con una differenza del 16% sul Trentino, la più conveniente. Seguono Lazio (+10%), Umbria e Marche (+9%) ed Emilia-Romagna (+8%).

Le classifiche

Per quanto riguarda le insegne più convenienti, secondo le rilevazioni di Altroconsumo che hanno scandagliato 1,4 milioni di prezzi di prodotti del largo consumo confezionato di 126 categorie di prodotti alimentari, per la cura della persona, della casa e alimenti per pet esposti in 1.140 punti vendita di 65 città. In evidenza i discount Lidl per i prodotti economici e i supermercati Bennet per quelli di marca. Lidl precede Eurospin e Aldi mentre In’S, vincitrice lo scorso anno della classifica è al quarto posto ex aequo con MD. Il più caro è Penny Market, che nel tempo ha anche perso quote di mercato ricorda Altroconsumo: la spesa mista è costata ben il 13% in più rispetto al vincitore In’s.

Tra i supermercati quest’anno Bennet supera Esselunga ora al secondo posto ex aequo con Famila superstore mentre al terzo c’è Spazio Conad. «Lidl è primo perché rispetto al 2023 ha leggermente ridotto i prezzi di mezzo punto – spiega Sessa -. Anche per Bennet vale il minor incremento dei prezzi». In generale, per la spesa di marca, non emergono grandi possibilità di risparmio tra insegne: gli indici sono spesso uguali o molto vicini al contrario di altri tipi di spesa su cui, invece, si può risparmiare di più tra una catena e l’altra. Chi si distacca maggiormente è Carrefour Market, con prezzi rilevati più alti di Bennet del 9%.

Nel paniere con i prodotti a marchio commerciale, arma usata da iper e supermarket per contrastare i discount, quest’anno si afferma Carrefour con i prezzi più convenienti per la propria private label. Un progresso notevole considerando che nel 2023 l’insegna francese era solo sesta. Bennet, che primeggia per la spesa di marca, è invece ultima in questo caso, con prezzi a + 21% rispetto a Carrefour. Scegliendo le insegne più convenienti una famiglia di 4 persone con una spesa annua media di quasi 9.130 euro può risparmiare fino a 3.400 euro scegliendo i prodotti “primo prezzo” nel discount più conveniente. Se invece acquista i prodotti a marca privata al supermercato il risparmio diventa di 2.800 euro. Il confronto dei prezzi nei supermarket vede in media un +1,74%, negli iper un +1,6% e nei discount l’aumento è di un quarto di punto.

Le città dove è più facile risparmiare

Le differenze tra Nord e Centro-Sud emergono anche a livello regionale e nelle singole città. Quanto a queste ultime, nelle località del Nord di solito è maggiore anche la possibilità di risparmio tra un punto vendita e l’altro; tant’è che le prime dieci città per i risparmi possibili, eccetto Roma e Firenze, sono tutte in regioni settentrionali. Nella più conveniente, anche quest’anno Cremona, il risparmio sarebbe arrivato al 25% nel negozio meno caro visitato rispetto a quello più caro. Seguono, ma a grande distanza, Como, Roma, Verona e Milano con un risparmio intorno ai 1.300 euro annui (del 17-18%). Le città con i risparmi più bassi (0,2% e 0,9%, meno di 100 euro) sono Reggio Calabria e Catanzaro ma c’è anche da considerare che, come in altre città, è stato concesso di rilevare i prezzi solo in pochi punti vendita; tra le peggiori anche Teramo, Napoli e Savona, con un risparmio inferiore al 3%, intorno ai 200 euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore