Al via il progetto “Pintopaga” per azzerare l’arretrato in due anni
Al via, con l’approvazione della Manovra 2025, il progetto “PintoPaga” che punta ad azzerare in due anni (da gennaio 2025 a dicembre 2026) l’arretrato relativo alla liquidazione degli indennizzi dovuti dall’Italia a titolo di equa riparazione e previsti dalla Legge Pinto (legge 24 marzo 2001, n. 89) per il mancato rispetto del «termine ragionevole» dei processi.
Il potenziamento del personale
La nuova normativa – fa sapere con una nota il ministero della Giustizia – consentirà anche la piena attuazione della Convenzione stipulata da Via Arenula con la Formez Pa, società in house della Presidenza del Consiglio, per il reclutamento di nuovo personale addetto alla liquidazione delle somme attribuite ai richiedenti dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
La dotazione organica dell’Ufficio I della Direzione Generale Affari Giuridici e Legali, a oggi composta di 15 unità già impiegate nella procedura, sarà incrementata con l’assunzione a tempo determinato di ulteriori 59 addetti, entro la fine del mese di gennaio 2025. Grazie alla forza lavoro aggiuntiva si potrà far fronte all’estensione della lavorazione dei decreti pendenti (anni dal 2015 al 2022) sulla piattaforma Siamm Pinto Digitale, già in uso per le decisioni emesse dal 2023, di competenza delle Corti d’Appello.
Il risparmio stimato
Il costo finale della Convenzione, quantificato in cinque milioni di euro, porterà a un risparmio di circa 60 milioni – in base a una stima prudente – per gli esborsi che sarebbero dovuti dall’erario per gli interessi dovuti a causa del ritardo nel pagamento degli indennizzi o di spese per i giudizi di esecuzione o di ottemperanza intentati nei confronti dell’Amministrazione dai beneficiari/creditori.
Per accedere alla nuova procedura sulla piattaforma informatica, l’unico onere richiesto ai creditori è di inoltrare nuovamente per via telematica la richiesta di liquidazione, con tutta la documentazione necessaria a verificare l’attualità delle pretese e la regolarità delle dichiarazioni rese dagli interessati.
Fonte: Il Sole 24 Ore