Al via la sfida spaziale tra Musk e Bezos: pronti al lancio Starship e New Glenn

Al via la sfida spaziale tra Musk e Bezos: pronti al lancio Starship e New Glenn

Nello scorso sesto lancio di test, Starship ha lasciato a bocca aperta gli specialisti della materia e il pubblico che ha visto il primo stadio tornare sulla base di lancio e venire agganciato a volo dalle ganasce che lo tengono attaccato alla torre di lancio prima del decollo, ed è un tubo, in sostanza, lungo decine di metri che ha fatto un viaggio all’indietro di migliaia di chilometri.

Durante il settimo volo avremo soprattutto il rilascio in orbita di vari modelli verosimili di satelliti Starlink, il grande vettore avrà anche il compito di portare in orbita centinaia di questi alla volta, dato che Starlink, che già oggi conta settemila satelliti orbitanti, vuol arrivare a 40.000, un vero incubo per gli astronomi che se li ritrovano sempre più spesso nelle immagini prese coi sempre più sensibili, perfezionati e costosi telescopi.

Quello di Blue Origin è pure un vettore grande e potente, ma meno. È alto 98 metri circa e può portare in orbita 45 tonnellate di satelliti o materiale, che sono comunque parecchie. L’esperienza in questo campo si ferma ai vettori New Shepard, che hanno portato parecchi turisti paganti, anche lo stesso Bezos, poco oltre la linea di Karman, il limite immaginario dal suolo terrestre, a 100 chilometri di altezza, oltre il quale inizia, per pura convenzione, lo spazio vero e proprio. Certo è una bella impresa, ma entrare in orbita è ben più complesso, richiede una spinta molto maggiore e anche di raggiungere la velocità di 28.000 chilometri all’ora. Un’altra partita per Blue Origin insomma.

Fondata nel 2000, quasi contemporaneamente a SpaceX, è andata troppo piano, come riconosciuto da tutti gli analisti e anche se il suo motto è gradatim ferociter, “gradatamente ma con fierezza”, che ci ricorda il bellissimo “adelante Pedro con juicio” manzoniano, poteva ben andare più speditamente perché ora la sfida che parte in queste ora la vede con un handicap di molte lunghezze: SpaceX ha infatti già volato, ad oggi , più di 400 volte.

Ora che Bezos si dedica anima e corpo al progetto c’è fiducia, e speranza anche perché New Glenn dovrà assicurare gran parte della messa in orbita ei satelliti della costellazione Kepler di Amazon, altra sfida allo Starlink di Musk.

Fonte: Il Sole 24 Ore