Alessandro Guzzi, l’esperienza spirituale declinata in superba pittura
Luce e ombre, sguardi e volti in un itinerario fra il reale e il sogno. Una monografia racconta la carriera del pittore, scrittore: “Alessandro Guzzi La via mistica alla pittura” (Quinto Segno seconda edizione; pagine. 232; € 20,00 ). Un itinerario che copre quarant’anni, dal 1982 al 2022, di attività di Alessandro Guzzi, decenni in cui l’artista si è rivelato con coerenza attraversando mutamenti e pensieri, paesi e simboli.
Trasformazioni continue, non solo formali
Alessandro Guzzi, laureato in Giurisprudenza, dopo una breve esperienza come procuratore, lascia la professione per dedicarsi interamente alla pittura, incoraggiato dallo zio Virgilio Guzzi. L’artista annuncia già nei suoi primi dipinti la sua idea di pittura, all’inizio astratta poi sarà Paul Klee ad “aprirgli lo sguardo” come spesso dice. E i segni diventano una figura sempre più definita, dall’astratto alla figurazione. I suoi maestri sono i preraffaelliti, anche da un punto di vista filosofico, il pittore scrive “il loro sguardo non guarda il presente per andare dove l’acqua è ancora incontaminata”. La sua pittura “figurativa” s’intreccia a quel neoespressionismo che unisce paesi e continenti, dall’Europa all’America, dagli Stati Uniti all’Italia. Come nella musica si torna a parlare di neoromanticismo, un tema che Guzzi continuerà ad approfondire. Come si vede in “Diari di ignoto” titolo di alcuni quadri realizzati tra il 1982 e il 1988, in cui l’artista vuole solo raccontare, poi questo ardore espressionista si placa.
Estasi mistica
Negli anni Novanta il viaggio artistico di Alessandro Guzzi diventa un pellegrinaggio “ascensionale” con il “Il pensiero delle vette” (1992-1994); l’erotismo, prima solo accennato, si fa potente, quasi mistico, mentre la visione dell’artista diventa più classica. E’ proprio a cavallo del nuovo millennio che Guzzi diventa protagonista di alcune sue emblematiche tele “Il ritorno di Alessandro” (1999) in cui gioca con il suo nome e l’omonimo condottiero macedone e in “Spiaggia di Torrearcana, turno di notte, pianeta terra” (2003). In questi lavori Guzzi si colloca in un lato del quadro, in posizione melanconica e romantica. Sarà Venere o una giovane donna a risvegliare la poesia dell’autore in “Pittore italiano all’alba” (2003). Nel 2004 Guzzi dipinge “La via del ritorno” e “Praeter Rerum Seriem” in cui statue e volti femminili gli camminano al fianco come magnifiche ossessioni. L’autore intraprende la ricerca di un “erotismo mistico” in cui il corpo nudo della donna diventa una ricerca di elevazione, spiritualità verso l’ignoto, una spiritualità che entra in collisione con il caos del mondo. Basta osservare le tele “The Pledge of ring” (2005-2022”; “La Modella tra le rovine” (2006-2011); “Dalla fonte dei boschi bevvi il silenzio di Dio” (2008). Materia e tentazione, bellezza e sensualità si confondono in un mistero. In “Marthe e Jachen” (2010-2012) un giovane ufficiale si avvicina alla mistica Marthe Robin, come fosse un antico guerriero smarrito davanti alla santità. Nel recente quadro “Edelgsard am Abend” (2022) è una donna a portare la fiamma salvifica nella distruzione dell’universo che, come Parsifal, cerca solo una via di salvezza. Come spiega lui stesso “i miei quadri possono essere visti senza una spiegazione. Anche un bambino li può capire”. Questa è la sua forza.
Il volume comprende, oltre le riproduzioni dei quadri di Guzzi, studi critici di Lorenzo Canova, Professore associato di storia dell’arte contemporanea Università del Molise; di Paolo Balmas Professore Storia dell’Arte contemporanea all’Università la Sapienza di Roma; di Marco Agostini Sacerdote della Diocesi di Verona, Officiale della Segreteria di Stato Vaticana, e storico dell’arte; alcune testimonianze dell’artista sul suo lavoro e una rassegna dei testi critici.
Alessandro Guzzi, “La via mistica alla pittura”, Quinto Segno, seconda edizione; pagine. 232; € 20,00
Fonte: Il Sole 24 Ore