Alla Granarolo costi aumentati del 10% per l’energia e le materie prime

Alla Granarolo costi aumentati del 10% per l’energia e le materie prime

Per i suoi 15 stabilimenti italiani Granarolo aveva previsto una bolletta energetica da 45 milioni di euro. E invece si ritroverà a spendere tra i 10 e i 15 milioni in più. Così, anche uno dei colossi dell’industria lattiero-casearia nazionale si aggiunge alla lista delle imprese che in questi giorni stanno puntando il dito contro il caro-energia nel nostro Paese. «Con un aumento tra i 10 e i 15 milioni di euro, l’incidenza del costo dell’energia sul fatturato della Granarolo passa dal 4 al 6%», calcola il suo presidente, Gianpiero Calzolari. Che si dice preoccupato: «Il grosso dell’energia che utilizziamo viene dal gas, il cui prezzo ormai ha raggiunto i 60 euro per megawattora, mentre prima eravamo sotto i 40 euro. Alla Granarolo abbiamo avviato un piano per ridurre l’utilizzo di gas naturale sostituendolo con il biometano e il fotovoltaico, ma al momento l’impatto di questi progetti sul bilancio è ancora irrilevante perché siamo ancora in fase di cantiere».

Alle nubi fosche sui rally dell’energia si aggiunge un’altra preoccupazione, quella per l’aumento dei costi delle materie prime, in particolare quello del latte. Sommando le due voci, Granarolo calcola un balzo dei suoi costi di produzione di circa il 10%.

«Oggi il prezzo del latte – dice Calzolari – è intorno ai 60 euro al quintale e mi aspetto che si manterrà a questi livelli per buona parte del 2025. Noi raccogliamo e lavoriamo oltre 9 milioni di quintali di latte all’anno: è chiaro che il prezzo del latte ha un peso determinante nella nostra bilancia dei costi». A mantenere le quotazioni elevate contribuiscono vari fattori. Uno è l’andamento positivo del mercato dei formaggi duri, Grana Padano e Parmigiano Reggiano in testa, che fanno da riferimento alla formazione del prezzo del latte in Italia: «Le cooperative che producono questi formaggi – ricorda Calzolari – si apprestano a fare liquidazioni mai viste nei decenni precedenti, e i trasformatori industriali arrivano a pagare per il latte cifre più vicine ai 65 che ai 60 euro al quintale».

L’altro fattore che incide sull’aumento del costo del latte è il calo della sua produzione in alcuni Paesi chiave europei, come la Germania e l’Olanda. «In Germania – ricorda Calzolari – stanno affrontando diverse problematiche sanitarie, tra cui l’afta epizootica, nei Paesi Bassi invece prosegue il piano di riduzione delle mandrie per diminuire l’impatto dell’inquinamento. Insomma, in giro per l’Europa non ci sono più tutti quei volumi di latte che c’erano qualche anno fa, e e che contribuivano a calmierare i prezzi». E in Italia? «Diciamo che la produzione di latte oggi è a i massimi storici, compatibilmente con i vincoli ambientali», dice Calzolari. Insomma, a questi prezzi, chi può sta già mungendo tutto quello che ha da mungere, e di più non potrebbe fare.

Il risultato – inevitabile, secondo Granarolo – della crescita dei prezzi dell’energia e del latte non può che essere un rincaro del carrello della spesa. «Stiamo chiedendo alla grande distribuzione di aggiornare i prezzi – dice il presidente Calzolari – stiamo chiedendo di adeguare i listini al rialzo di circa il 10%, proporzionalmente ai nostri aggravi. Cominceremo la trattativa con la Gdo, del resto i nostri costi sono tutti certificabili. Tutti si aspettano sempre che l’industria della trasformazione sia in grado di assorbire gli aumenti di costo. Io dico che oggi stiamo raggiungendo il limite dell’assorbibilità».

Fonte: Il Sole 24 Ore