Alla Tate Kandinsky, Münter, Macke e Franz in una grande mostra

“La nostra opera, che si chiama arte, non conosce confini o nazioni, solo umanità”: questo il generoso proclama del movimento Der Blaue Raiter, che prese il nome dall’omonimo quadro di Wassily Kandinsky, uno dei suoi fondatori. Era il 1911 e Il Cavaliere Azzurro, composto da artisti di diverse nazionalità e che dava uguale spazio e dignità artistica a donne e uomini, incarnava questi ideali nella vita vera.

La realtà poi distrusse il sogno: gli artisti furono dispersi dalla prima guerra mondiale – Kandinsky e Marianne Werefkin come cittadini russi costretti a lasciare la Germania e rifugiarsi in Svizzera, Robert Delaunay in esilio in Portogallo, Paul Klee spedito al fronte come soldato, August Macke e Franz Marc uccisi sul campo di battaglia.

Tate Modern

Una grande mostra a Tate Modern ora celebra il movimento, lo contestualizza e, finalmente, include nel titolo la Münter, privilegio meritato per un’artista grandissima ma finora trascurata. Lenbachhaus, il museo di Monaco che ospita la più grande collezione di espressionisti tedeschi, ha svuotato le sue sale, concedendo generosamente in prestito alla Tate gran parte dei suoi tesori. Il resto proviene da archivi e collezioni private e molte opere non sono mai state viste prima in Gran Bretagna.

Nei pochi anni prima dello scoppio della Grande Guerra gli artisti del Cavaliere Blu hanno sperimentato e creato, dando una svolta decisiva all’arte moderna europea. Oltre all’ideale dell’internazionalismo (“l’unico principio possibile”) e alla ricerca di una nuova spiritualità, il movimento è noto per l’uso allora nuovo e radicale dei colori, forti e decisi, mirati non a riflettere la realtà ma a suscitare emozioni.

Nel suo autoritratto del 1910 la Werefkin si presenta con una sicurezza che rasenta la provocazione, guardando direttamente chi la osserva con occhi rossi quanto il suo cappello e il suo rossetto.

Fonte: Il Sole 24 Ore