Allevamenti bovini esclusi dalla norma Ue sulle emissioni industriali inquinanti
Fuori i bovini dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali (Ied). Almeno fino al 2026, quando la Commissione, dati alla mano, dovrà valutare se rivedere o meno questa decisione, includendo anche l’allevamento zootecnico nell’ambito di applicazione di una norma nata con l’obiettivo «di combattere ulteriormente l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo provocato dai grandi impianti agroindustriali, che può anche portare a problemi di salute come asma, bronchite e cancro».
Nella serata del 28 novembre il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto «un accordo politico provvisorio» sulla norma, che lascia invariato lo status quo per gli allevamenti zootecnici, ma amplia alle aziende che posseggono più di 1.200 capi di suino (finora la soglia era fissata a 2mila), le regole anti-inquinamento. Rimangono però esclusi gli allevamenti di suini biologici e quelli gestiti in modo estensivo.
Poco cambierà per gli allevamenti avicoli: rimane invariata la soglia di 40mila polli da carne, prevista dalla direttiva finora in vigore, mentre per le galline ovaiole si abbassa a 21.500.
«Il sistema Italia vince ancora. A testa alta in Europa al fianco degli allevatori italiani», ha scritto su Facebook il ministro dell’Agricoltura della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
Plaudono Coldiretti e Filiera Italia: «Il compromesso – seppur non riconosca a pieno la posizione del Parlamento europeo, che in plenaria si era pronunciato a favore del mantenimento dello status quo – corregge molti eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione, che prevedeva una piena inclusione di tutto il settore bovino e rigidissimi limiti per il settore suino ed avicolo. Un risultato ottenuto con il contributo determinante dell’Esecutivo nazionale e di molti europarlamentari italiani che hanno fatto prevalere il principio di una sostenibilità concreta a quella ideologica».
Soddisfatta anche Confagricotura: «Va segnalato – dice il presidente Massimiliano Giansanti – l’impegno ad affrontare, non oltre il 2026, la questione del varo di una clausola di reciprocità sulle importazioni dai Paesi terzi, per assicurare che i prodotti destinati al mercato europeo siano conformi alle regole dell’Unione in materia di sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente».
Fonte: Il Sole 24 Ore