Alluvione in Emilia-Romagna, meno del 10% dei danni pubblici e privati liquidati
Poche le pratiche liquidate, irrisori i rimborsi arrivati, insufficiente il personale aggiunto per gestire la ricostruzione, assenti gli indennizzi i beni mobili: è un bilancio negativo quello che le forze economiche e sociali dell’Emilia-Romagna tracciano a un anno dall’alluvione che tra il 3 e il 17 maggio del 2023 ha causato 8,5 miliardi di euro di danni certificati dall’Ue (5 nel pubblico, 3,5 nel privato). Dal cielo cadde una quantità di pioggia che in genere scende in sei mesi, tanto da far esondare 23 fiumi, allagare 540 chilometri quadrati di territorio e innescare 80mila nuove frane dall’Appennino reggiano al Riminese. Con 17 morti, 70mila persone danneggiate, 16mila imprese coinvolte, riporta il documento della Commissione tecnica guidata dal professor Armando Brath, nominata dalla Giunta Bonaccini. Sono i numeri emersi nel primo incontro sul Piano speciale definitivo che la struttura commissariale dovrà approvare entro giugno e in cui verranno stabilite nuove linee di intervento sostenibile in epoca di cambiamento climatico, per dare più spazio ai fiumi, delocalizzare gli edifici a rischio, ricalibrare la pianificazione urbanistica.
Un bilancio amaro
Tra discussioni tecniche e iniziative commemorative – l’evento più solenne sarà sabato 15 giugno a Faenza, l’area più colpita dalle esondazioni – sono però le polemiche per ritardi e mancati finanziamenti a occupare la scena. Per la ricostruzione pubblica, su cinque miliardi di euro di danni – secondo i dati diffusi dalla Regione – sono state erogate finora sul territorio risorse per 440 milioni di euro da Governo-Struttura commissariale (il 9%). Per la ricostruzione privata, a fronte di danni per 3,5 miliardi di euro, sono arrivati fin qui dal Governo 300 milioni e altri 401mila euro dalle ordinanze commissariali (meno del 10%). Sulla piattaforma regionale Sfinge (il tool per le domande di rimborso), le istanze private completate sono 775 su 1.900 utenti registrati e di queste solo 63 sono state approvate da Invitalia e 40 dal commissario, a fronte di contributi erogati per 29 domande. Sono altri numeri snocciolati pochi giorni fa da Legacoop a Fornace Zarattini, l’area industriale di Ravenna finita sott’acqua un anno fa e dove le imprese sono ripartite, ma con le loro forze e grazie alla solidarietà privata, non aspettando l’aiuto istituzionale.
Figliuolo in scadenza e tecnici fantasma
Intanto si avvicina (fine giugno) la scadenza del mandato del commissario per la ricostruzione post-alluvione Francesco Paolo Figliuolo. A prescindere dalla possibile riconferma, su cui il governatore Stefano Bonaccini non si sbilancia, «il commissario andrebbe messo nella possibilità di lavorare al meglio – afferma – ma che in un anno a Roma non siano stati capaci di scrivere in un decreto che verranno rimborsati anche i beni mobili mi sembra una barzelletta: uno a cui sono entrati due metri di acqua in casa che cosa dovrebbe chiedere come rimborso?». Il tema forse più spinoso resta però quello dei pochi tecnici messi a disposizione dal Governo per gestire l’immane opera di ricostruzione: «A differenza del terremoto oggi c’è un’enormità di cantieri pubblici da fare. Le 216 persone aggiuntive previste dall’ordinanza commissariale sono poche e ne sono arrivate appena 50 e non esistono graduatorie, perché in tutta Italia ci sono i cantieri del Pnrr. Bisogna cambiare urgentemente la norma», interviene la vicepresidente della Regione Irene Priolo, ricordando che la Protezione civile ha già ultimato tutti i cantieri di somma urgenza e gran parte di quelli urgenti.
La replica del Governo
«La magnitudine dell’evento è stata talmente grande che non si possono aprire tutti i cantieri contemporaneamente, si fermerebbe tutta la viabilità», spiegava alla Dire tre giorni fa il commissario Figliuolo, ricordando il miliardo e 630 milioni di aiuti già stanziati dal Governo per 6.500 interventi di ricostruzione e dicendosene «soddisfatto». Una replica affilata arriva anche dalla deputata romagnola FdI Alice Buonguerrieri: «In un anno il Governo Meloni ha rimborsato il 100% delle somme urgenze mettendo al sicuro i bilanci degli enti territoriali, ha stanziato 3,5 miliardi per la messa in sicurezza e la manutenzione del territorio. Proprio quella che la Regione non ha fatto negli ultimi 50 anni e Bonaccini ha il coraggio di puntare il dito quando a 12 anni di distanza dal terremoto la ricostruzione non è ancora terminata».
Fonte: Il Sole 24 Ore