Alluvione in Emilia-Romagna, trovato il colpevole: è il cambiamento climatico

I 250 millimetri di pioggia caduti in media nelle 48 ore tra martedì e giovedì rappresentano un sesto dei 1.500 millimetri che cadono in un anno in quelle zone. Un sesto delle piogge di un anno in due giorni.

La morfologia del territorio

«Si tratta di quantitativi di pioggia insostenibili per un reticolo fluviale medio-piccolo come quello dell’alta Romagna – ha sottolineato Giulio Betti, meteorologo del Cnr e del Consorzio toscano Lamma – ma lo sarebbero molti altri reticoli fluviali in Italia e in Europa». Parliamo di torrenti più che di fiumi, con letti stretti e circondati da valli altrettanto strette. L’habitat ideale per le inondazioni a fronte di piogge di questa magnitudo.

Cambiamento climatico la causa

Siamo insomma di fronte a ordini di grandezza tali che i territori si trovano indifesi, per non dire impotenti. «Determinate aree vicine ai fiumi che noi geologi conosciamo benissimo – osserva Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna – sono difficilmente difendibili dalle alluvioni, ora ci vuole coraggio, il coraggio di dirsi le cose in faccia, il coraggio per chi ha sempre rifiutato l’idea del cambiamento climatico di ammetterlo, il coraggio di smettere di fare polemiche politiche, il coraggio di fare azioni sul territorio drastiche, e il cittadino capisca che qui ci vorranno anni per risolvere in parte i problemi. Il lavoro di un anno e mezzo sembra vanificato, troppo vicino all’alluvione del maggio 2023 e troppo intenso questo evento, non ha lasciato il tempo per realizzare i complessi interventi necessari per affrontare il tema del cambiamento climatico».

«Di fronte ad eventi del genere – prosegue Antonini – c’è poco da fare, non bastano le casse di espansione, non basta abbassare le golene e adeguare le sezioni, occorre dare spazio all’acqua senza se e senza ma. Sappiamo che c’è un folto gruppo di pensiero che invoca continuamente come un mantra la pulizia dei fiumi e dei fossi come operazione necessaria e sufficiente per affrontare il problema, soluzioni che con queste precipitazioni sono paragonabili alle cure omeopatiche».

Secondo l’Osservatorio dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela Territorio ed Acque Irrigue, dall’inizio dell’anno al 15 settembre 2024, sull’Italia si sono già registrati 1899 eventi estremi: 212 tornado (52 nella prima metà di settembre, il 71% sulle coste tirreniche), 1023 nubifragi (157 nella prima metà di settembre, il 91% sulle regioni del CentroNord), 664 grandinate con chicchi di grandi dimensioni (37 nella prima metà di settembre, record in Versilia con chicchi di diametro fra 7 e 9 centimetri).



Fonte: Il Sole 24 Ore