Alluvione Toscana, aziende a rischio: «Servono certezze su aiuti e tasse»

«Non credo che a Roma abbiano capito in che condizioni sono ridotte le nostre aziende: hanno sottovalutato il problema». A 15 giorni dall’alluvione che ha colpito la Toscana centrale – infierendo su zone industriali strategiche come quelle di Prato, Val di Bisenzio, Capalle-Campi Bisenzio, Montemurlo, Montale-Agliana-Quarrata – il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi, tuona contro la mancata proroga delle scadenze fiscali e contributive, attesa da Palazzo Chigi ma non ancora arrivata.

«Quando si chiedono provvedimenti urgenti – protesta Bigazzi – significa che c’è un bisogno immediato. In questo momento le aziende colpite dall’alluvione non possono sostenere uscite di cassa, anche perché stanno ancora spalando il fango insieme con i propri dipendenti che a fine mese dovranno essere pagati: con quali soldi?». Il quadro delineato da Bigazzi è preoccupante: «Ci sono imprese chiuse, che hanno perso tutto, che non sono ancora in grado di sapere quanti danni hanno avuto; e altre che avevano macchinari e prodotti da consegnare ora completamente danneggiati dall’acqua». Il settore tessile, radicato nel distretto di Prato, e quello metalmeccanico sono i più colpiti.

Ieri l’Irpet, l’Istituto di programmazione economica della Regione Toscana, ha calcolato in 1,34 miliardi i danni diretti e indiretti subìti dalle imprese, cui si aggiungono 661 milioni di danni alle famiglie, per un totale di due miliardi di euro (senza considerare i danni a strade, ferrovie, fiumi, torrenti e altri beni pubblici).

Il timore che serpeggia tra gli industriali, adesso, è di rimanere a bocca asciutta visto il periodo dell’anno in cui cade la richiesta di rinvio delle scadenze fiscali e contributive. Il Governo – è la considerazione che prende corpo – in queste settimane è alle prese con una complicata manovra finanziaria, e non può “permettersi” di rinunciare a decine di milioni di gettito fiscale.

Nel frattempo il 16 novembre sono scaduti i termini per il versamento Iva, le ritenute fiscali e i contributi previdenziali per i dipendenti. Molte aziende hanno pagato per timore di sanzioni, come la rifinizione di tessuti Fartex di Vaiano (Prato), 25 addetti e tre milioni di fatturato, che ha stimato danni per oltre 400mila euro e sta tentando di far ripartire i macchinari: «In mancanza di una direttiva chiara abbiamo pagato i contributi Inps e Inail – spiega il titolare Filippo Giagnoni – per non rischiare la beffa oltre al danno subìto. Ma se non arriveranno al più presto il rinvio delle altre scadenze fiscali e dei contributi temiamo una crisi finanziaria importante. La nostra paura più grande sono i ritardi burocratici come quelli che ci sono stati in Emilia».

Fonte: Il Sole 24 Ore