Amaro addio del Napoli: fuori anche dall’Europa. Va in B il Frosinone. L’Atalanta al quarto posto

Difficile trovare, nella recente storia del ciclismo, un altro mattatore come questo ragazzo sloveno che stravince – almeno all’apparenza – senza far fatica e con un sorriso che scioglie anche il critico più incallito.

Che cosa si può dire a un campione che dal terzo giorno indossa la maglia rosa e vince sei tappe senza che nessun avversario riesca minimamente a impensierirlo? Che cosa si può dire a un gigante gentile che va forte dovunque: in salita, in discesa, perfino a cronometro dove quasi riesce a tener testa a uno specialista come Ganna? Non si può aggiungere altro. Finendola con tutti questi estenuanti paragoni con Merckx, Hinault e gli altri giganti del ciclismo: Pogacar è un campione figlio del suo tempo, un tempo troppo diverso per fare confronti

Quelli bravi a a trovare il pelo nell’uovo, dicono che Tadej è imprudente, poco calcolatore, troppo naif per non andare prima o poi contro a qualche ostacolo. Può darsi, che sia vero. E quindi? Il ragazzo ha solo 25 anni ma non ci sembra che abbia bisogno di lezioni. Cosa si può imputare a un talento che nel suo curriculum conta già due vittorie al Tour, una al Giro d’Italia e sei classiche monumento? Niente, bisogna solo sperare che continui a divertirci, a fare spettacolo dovunque vada. Pogacar è il poster migliore del ciclismo. Certo, se vuole centrare come Pantani la doppietta Giro-Tour, e partecipare anche alla Vuelta per realizzare addirittura il triplete, dovrà contenere la sua esuberanza. Molto però dipenderà dai suoi avversari. Soprattutto se Vingegaard, dopo il terribile incidente, sarà tornato ad essere quello di prima.

Bravissimo, ma senza avversari

Bisogna invece dire che in questo Giro purtroppo non ci sono stati rivali in grado di metterlo in difficoltà. Il colombiano Martinez (secondo) e il gallese Thomas (terzo), staccati di 10 minuti, non l’hanno mai attaccato, già contenti di essere sul podio. Il ciclismo, per sua natura, è competizione, rivalità, dualismo. Attacchi, misfatti, colpi di scena. In queste tre settimane c’è stato un solo tenore, gli altri, per manifesta inferiorità, solo pallide comparse. Anche il caviale, se lo mangi ogni giorno, alla lunga stanca. Così Pogacar che stravince: dopo un po’ ti sazia. Non c’è suspense, non c’è incertezza. Perfino un fenomeno come Merckx, sulla sua strada ha trovato ossi duri come Felice Gimondi, Luis Ocana, Bernard Thevenet, Tista Baronchelli e tanti altri fuoriclasse che, appena il Cannibale si distraeva, gli davano filo da torcere. In questo Giro invece non c’è stata storia. Ma la colpa non certo di Pogacar che, anzi, ha fatto di tutto per tenerlo vivo con le sue imprese e con i suoi gesti di generosa simpatia. Come quello della borraccia regalata al bambino sulla strada che resterà nella memoria del ciclismo.

Una volta, nel 1930, diedero un sacco di soldi (22.500 lire, corrispondenti al premio per la vittoria finale) ad Alfredo, Binda, l’ Imbattibile, perchè se ne stesse a casa. Era troppo superiore, e il pubblico si era stancato di vederlo sempre sul podio. Ecco, al prossimo Giro, visto che Pogacar dovrebbe tornare, sarà invece il caso, di invitarli tutti quelli bravi. Vedrete che anche Tadej sarà meno gentile

Fonte: Il Sole 24 Ore