Amazon Prime Video spegne il canale Dazn dopo il muro sugli ascolti della Serie A
La causa è il sempiterno tema della misurazione degli ascolti per gli Ott, con le piattaforme che per il momento chiudono la porta nonostante gli appelli dei broadcaster che da tempo chiedono regole uguali per tutti. Amazon, che nella sua Prime Video ospita il canale Dazn, avrebbe dovuto sottoporsi alla misurazione di un Jic (organismi come Auditel, con all’interno i rappresentanti anche del mercato). Avrebbe dovuto farlo per la sua parte di trasmettitrice della Serie A attraverso Dazn che a sua volta è obbligata a farsi misurare per legge, essendo detentrice dei diritti del massimo campionato di calcio. Dal no del colosso di Seattle è nato quindi il divorzio da Dazn.
Per comprendere i termini della questione occorre tornare indietro ad agosto, con l’avvio della stagione in corso, con l’accensione del canale Dazn su Prime Video. Dal 28 febbraio quel canale, dunque, si spegnerà. Ad annunciarlo è la stessa Amazon in una comunicazione da ieri recapitata agli utenti. «Gentile cliente – si legge – ti scriviamo per informarti che il canale Dazn Standard non sarà più disponibile su Prime Video a partire dal 28-02-2025». Inoltre «se residuasse un periodo di abbonamento rispetto all’ultimo ciclo di fatturazione riceverai automaticamente un rimborso sul metodo di pagamento utilizzato per la sottoscrizione».
In meno di un mese il canale Dazn sparirà dall’elenco dei Prime Video Channels: abbonamenti aggiuntivi a pagamento rispetto all’iscrizione ad Amazon Prime (4,99 euro al mese per l’abbonamento mensile o 49,90 euro all’anno per l’abbonamento annuale). I clienti che decidono di aderire aggiungono i contenuti desiderati da reti premium di terze parti e altri canali di intrattenimento in streaming. Con Prime Video Channels il cliente paga solo i canali che vuole e può annullare l’iscrizione in qualsiasi momento. Accadeva anche con Dazn, all’interno di una partnership che ha previsto periodi di abbonamento in promozione.
Il nodo della questione che ha portato allo stop del canale Dazn su Amazon sta nel fatto che la ripartizione dei proventi da diritti tv per la Serie A viene effettuata sulla base di criteri imposti dalla Legge Melandri (revisionata poi dalla riforma Lotti) fra i quali la distribuzione dell’8% di risorse sulla base dei dati di audience certificata Auditel. I diritti per il massimo campionato se li è assicurati, per cinque stagioni che si chiuderanno con il 2028-29, Dazn per 700 milioni annui. Sul tema a inizio 2022 Agcom è intervenuta con la delibera 18/22/CONS stabilendo l’obbligo per il detentore dei diritti, Dazn nella fattispecie, di farsi certificare il dato di Total audience attraverso un Jic (organismo con tutte le componenti del mercato). In Italia il soggetto è Auditel.
La Total audience è diventata realtà (da fine dicembre viene fornito anche un unico dato per misurare gli ascolti televisivi nel suo complesso, che siano appannaggio della visione della Tv tradizionale o di siti e piattaforme dei broadcaster). Ma Amazon Prime Video, a quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, non avrebbe voluto accettare la metodologia utilizzata da Auditel per queste misurazioni, vale a dire l’utilizzo di “Sdk” (software) da ospitare. Le interlocuzioni con Agcom e Auditel sarebbero andate avanti fino al termine posto dall’Autorità: una decisione entro il 28 febbraio. E così, un mese prima della chiusura del canale è arrivata la comunicazione agli utenti. Creando un vulnus nel panorama di partnership attive in altri Paesi come Spagna, Germania, Giappone. A quanto risulta al Sole 24 Ore Amazon insieme con Audicom e Auditel starebbe anche ragionando su una possibilità alternativa a quella degli Sdk. Ma il tutto richiede tempo e occorrerebbe poi bussare alle porte di Agcom. Da qui la chiusura del canale.
Fonte: Il Sole 24 Ore