«America Latina», il noir dei fratelli D’Innocenzo è l’ultimo italiano in concorso

«America Latina», il noir dei fratelli D’Innocenzo è l’ultimo italiano in concorso

Buona prova di Elio Germano e del resto del cast.

Viaggio nel crepuscolo

Tra gli altri film italiani, si segnala positivamente «Viaggio nel crepuscolo» di Augusto Contento, inserito fuori concorso.Si tratta di un prodotto anticonvenzionale e di grandissimo interesse, un film che ragiona su tanti aspetti legati all’Italia: dalla famiglia alla religione, passando per le istituzioni scolastiche.

Attraverso una lunga serie di interventi importanti, con la filmografia di Bellocchio che funge come una sorta di filo conduttore, il film mescola finzione e documentario, cercando di decostruire le forme narrative e seguendo un linguaggio fortemente poetico.

Con uno spunto senza dubbio suggestivo, Augusto Contento si affida (anche) all’animazione per questo lungometraggio che segue diversi stilemi cinematografici, in maniera coerente con le tante voci che vengono interrogate (dal già citato Bellocchio a Roberto Herlitzka). Il risultato è un prodotto profondamente impegnato, potente e capace di lasciare numerosi spunti di riflessione al termine della visione.

Leave No Traces

Decisamente impegnato è anche il film polacco «Leave No Traces» di Jan P. Matuszynski, presentato in concorso.Siamo nella Polonia del 1983, in un momento in cui il Paese è scosso dal caso di Grzegorz Przemyk, uno studente liceale picchiato a morte dalla milizia. Ispirato a fatti realmente accaduti, il film ripercorre la storia di Jurek, l’unico testimone del pestaggio che, da un giorno all’altro, diventa il nemico numero uno dello Stato. Dopo aver sorpreso con il suo buon esordio «The Last Family», Matuszynski si conferma uno dei registi più interessanti del nuovo cinema polacco. Girato con una cinepresa a mano che sta costantemente attaccata ai personaggi, «Leave No Traces» è un deciso atto d’accusa che fa rivivere con grande realismo un periodo fortemente drammatico.Se il pestaggio si esaurisce nelle primissime battute, ciò che conta sono le conseguenze di come un atto legato a un singolo individuo possa smuovere un’intera nazione.La durata è eccessiva (160 minuti) e finisce per rendere il tutto prolisso, ma gli spunti dell’autore arrivano forti e chiari e diverse sequenze riescono a scuotere al punto giusto.

Fonte: Il Sole 24 Ore