Anac, in sei anni un caso di corruzione in un Comune su quattro. Busia: sulla diga di Genova rischio aumento costi
Nell’arco di sei anni, tra il 2015 e il 2020, un Comune su quattro (con più di 15mila abitanti) ha verificato almeno un caso di corruzione. Parallelamente, si registra un boom di affidamenti diretti pari al 49,6% degli appalti totali di importo da 40mila euro in su, mentre schizza al 90% per tutti, anche per quelli di valore inferiore. È la fotografia di Anac, l’Autorità anticorruzione presieduta da Giuseppe Busìa, che ha presentato il bilancio annuale al Parlamento. Nell’ultimo anno, inoltre, il valore complessivo degli appalti di importo pari o superiore a 40mila, sia ordinari sia speciali, si è attestato in Italia attorno ai 283,4 miliardi di euro per più di 267mila appalti.
Busia: sulla diga di Genova rischio aumento costi
Nella presentazione alla relazione Busia sottolinea che per le regole del Pnrr «previste in caso di annullamento degli affidamenti» si rischiano «significativi aumenti dei costi per la Diga Foranea di Genova sulla quale l’autorità è recentemente intervenuta». Il presidente dell’Autorità si riferisce «alle disposizioni che, in caso di annullamento degli affidamenti finanziati dal Pnrr, non prevedono la caduta del contratto affidato illegittimamente, ma riconoscono il diritto al risarcimento agli operatori pretermessi, col risultato che la stazione appaltante finisce per dover remunerare entrambi».
Busia: corruzione rafforza le mafie e inquina la democrazia
«La corruzione – sottolinea ancora Busia – mortifica legittime aspettative, deteriora la qualità dei servizi pubblici, rafforza le mafie, inquina la democrazia. Ha un costo, quindi, sociale, civile e umano, oltre che economico». «È essenziale, quindi, prevenirla ancor prima che reprimerla, per evitare che la sua ombra si distenda sulla società, sull’apparato pubblico e sul tessuto produttivo, pregiudicando prospettive di lavoro e di vita».
Affidamenti diretti
Nella relazione si evidenzia il forte aumento degli affidamenti diretti, che rappresentano, nel 2023, il 49,6% del numero totale di appalti di importo pari o superiore a 40.000 euro. Per il 78,1% degli appalti — pari a 208.954 su un totale di 267.403 — le amministrazioni hanno optato per procedure non pienamente concorrenziali. Se si considerano la totalità degli acquisti a prescindere dall’importo, quindi anche quelli sotto i 40.000 euro, nel 2023 gli affidamenti diretti hanno rappresentato, per numero, oltre il 90% del totale.
Fonte: Il Sole 24 Ore