Andreotti, dalla Nato alla coppa Davis: la politica estera attraverso le vignette
«Vedo con interesse le caricature che mi riguardano. Se esagerano nell’accentuare i miei difetti fisici, qualche attimo di irritazione lo provo. Ma dura poco. Conservo le vignette e chissà che un giorno non ne faccia un canovaccio di un libro leggero». Quel volume Giulio Andreotti non lo ha mai scritto ma in compenso la previsione fatta nel 1977 si è trasformata, a dieci anni dalla sua morte, in una mostra politica estera con 130 vignette selezionate tra i quattromila disegni dell’archivio dell’ex senatore a vita: “L’insostenibile leggerezza dell’estero: satira politica 1950-1991”, allestita a Palazzo Baldassini fino al 20 dicembre, è stata organizzata dall’Istituto Luigi Sturzo (cui l’uomo politico più longevo della Repubblica donò il proprio archivio nel 2007) e dalla Hanns Seidel Stiftung (fondazione tedesca espressione dei cristiano-democratici della Baviera).
Mai una querela
Il materiale ritagliato dai giornali e poi archiviato dallo stesso “Divo Giulio” dimostra una passione per la satira e per alcuni suoi autori in particolare. Tra gli oltre 50 artisti della matita presenti nella mostra, accanto a Emilio Giannelli, spicca per ricorrenze Giorgio Forattini. La circostanza che uno dei disegnatori più “spietati” nei confronti dello storico storico leader della Democrazia cristiana si dimostri a conti fatti il suo ritrattista preferito conferma il rapporto pacificato che Andreotti aveva con questa forma espressiva, soprattutto quando ne era lui stesso protagonista. «Nessuno può giudicare la satira… è come voler misurare la fantasia» disse in un’intervista nel 2001. In passato lo stesso Forattini ha raccontato di averlo ritratto in più di 500 vignette («alcune erano proprio cattive») senza ricevere mai una querela. Anzi, «ogni volta mi chiedeva gli originali delle mie vignette: era un autentico collezionista».
«Le vignette per definizione non sono mai benevole – ha commentato Serena Andreotti , ultima dei quattro figli dello statista che ha coordinato il progetto con Luciana Devoti, Alessandra Gatta, Luigi Giorgi e Silke Schmitt – e alcune di quelle scelte per la mostra sono molto feroci. Però mio padre non ha mai pensato di lamentarsi o addirittura di querelare, come invece hanno fatto altri». Gli esempi non mancherebbero: lontani nel tempo (Massimo D’Alema che chiede un risarcimento di tre miliardi di lire a Forattini per una vignetta apparsa sul dossier Mitrokhin) o più recenti (Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio, che querela Mario Natangelo per la vignetta sulla “sostituzione etnica” evocata dal marito, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida).
La vignetta più sgradita
Andreotti è stato certamente tra i politici più bersagliati dalla satira nella storia d’Italia e nella sua lunga carriera, cominciata da parlamentare della Costituente, il suo senso dell’umorismo non lo ha messo al riparo da arrabbiature. Nella mostra si può vedere anche la caricatura più sgradita al senatore a vita: quella da mafioso. L’autore è ancora una volta il “terribile” Forattini che, nei giorni del dirottamento dell’Achille Lauro da parte di un gruppo di terroristi palestinesi sfociato poi nella crisi diplomatica di Sigonella con gli Stati Uniti (1985), ritraeva l’allora ministro degli Esteri con una coppola da mafioso in testa che suggeriva al capo del governo Bettino Craxi di far processare i responsabili da Cosa Nostra. «I fatti hanno dimostrato che non mi meritavo quella caricatura» disse Andreotti riferendosi al capitolo più doloroso della sua carriera politica, gli oltre venti anni del processo per il reato di associazione mafiosa.
Dalla Nato alla Cina
La politica estera e i fatti del mondo sono stati la vera passione di Andreotti (ha ricoperto l’incarico di ministro degli Esteri per sei anni e quello della Difesa per sette), forse un riflesso della sua vicinanza a un “ente mondiale” come la Santa Sede (celebre la battuta di Cossiga: «Giulio è un grande statista. Ma non dell’Italia. Del Vaticano»). Tra i molti temi ed episodi di 40 anni di storia politica illustrati attraverso le vignette ci sono risonanze con il dibattito odierno: la percentuale di Pil da destinare alle spese militari con l’adesione alla Nato (Andreotti in abiti militari e sciabola che sfila con la bandiera, Bruno Canova, L’Unità, 1959) o i rapporti con la Cina (Andreotti con acconciatura orientale che si inchina a uno scheletro con falce e martello, ancora Forattini, Repubblica, settembre 1991, poco mesi dopo Tienanmen).
Fonte: Il Sole 24 Ore