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Anora trionfa in una serata dal colore “trumpiano”
È stata la notte di “Anora”, il film di Sean Baker – che aveva iniziato il suo cammino trionfale vincendo la Palma d’oro allo scorso Festival di Cannes – ha ottenuto cinque statuette, superando nettamente la concorrenza di tutti i suoi competitor principali. Oltre a quella principale, Baker ha alzato anche altre tre statuette: miglior regia, sceneggiatura originale e montaggio, a cui si è aggiunta Mikey Madison come miglior attrice protagonista.
In una serata dominata da una cappa di cautela politica che, segno del trumpismo dominante, ha pressocché cancellato anche la cultura woke che ha dominato le passate edizione, la statuetta per il miglior attore protagonista è andata a Adrien Brody per “The Brutalist” di Brady Corbet, film che ha vinto anche nelle categorie per la miglior fotografia e la miglior colonna sonora.
Come miglior attore non protagonista ha alzato la statuetta Kieran Culkin per “A Real Pain” di Jesse Eisenberg, mentre la miglior attrice non protagonista è Zoe Saldana di “Emilia Perez”. Il film di Jacques Audiard ha inoltre vinto con “El mal” per la miglior canzone originale.
Miglior lungometraggio internazionale, il brasiliano “Io sono ancora qui” di Walter Salles, tratto da una storia vera ambientata ai tempi della dittatura.
Un premio che ci fa moltissimo piacere è quello al film d’animazione vinto dal lettone “Flow” di Gints Zilbalodis, una delle grandi sorprese dell’intera stagione.
Infine, da segnalare che “Dune – Parte 2 “di Denis Villeneuve ha vinto per il miglior sonoro e per i migliori effetti speciali, mentre “Wicked” ha ottenuto gli Oscar per la miglior scenografia e i migliori costumi. Si è dovuto aspettare l’Oscar per il miglior documentario a “No Other land”, prodotto da un collettivo israelo-palestinese, che negli Stati Uniti significativamente non ha trovato un distributore perché in maniera liberatoria, la parola guerra risuonasse nel teatro. «Siamo intrecciati. Non saremo mai sicuri se gli altri non saranno sicuri», hanno detto i protagonisti alzando il premio e chiedendo al mondo di fermare “la pulizia etnica” del popolo palestinese. L’applauso è stato catartico. Finalmente.
Fonte: Il Sole 24 Ore