Antico frantoio del parco, il no profit che recupera gli uliveti abbandonati

L’azienda italiana più premiata al mondo per i suoi olii extravergine d’oliva aromatizzati, in undicesima posizione nell’Evoo World Ranking (elaborato sulla base del numero di concorsi vinti), si trova in Maremma. Si chiama Antico Frantoio del Parco ed è una cooperativa agricola senza scopo di lucro nata dall’alleanza tra terzo settore, pubblico e privati per salvare 228 ettari di ulivi secolari, lasciati in stato di abbandono, riportandoli in produzione. Coniugando l’olivicoltura di qualità con la sostenibilità ambientale, l’impegno sociale e la tutela del territorio.

Tutto inizia nel 2016, quando l’Ente Terre Regionali Toscane decide di dare in concessione decennale (rinnovabile) un antico uliveto abbandonato, con annesso frantoio, situato in buona parte nel Parco Regionale della Maremma. Ad aggiudicarsi la concessione è una cooperativa agricola, nata su iniziativa della cooperativa sociale Chico Mendes/Altromercato e di Legambiente, coinvolgendo una cinquantina di soci (per lo più persone fisiche), tra cui manager e imprenditori di altri settori che ne hanno condiviso i valori (come Marco Cabassi di Bastogi e Paolo Morerio di Fondazione Vismara). Il progetto ha poi guadagnato la fiducia di finanziatori importanti, come Sefea Impact Sgr, che vi ha investito 400mila euro tramite Fondo Sì.

«Le risorse su cui abbiamo potuto contare ci hanno permesso di concentrarci innanzitutto sul fronte produttivo – spiega Giovanni Siccardo, manager dalle esperienze internazionali (tra cui Philips, Flextronics, Crocs) e membro del Cda – a oggi abbiamo recuperato circa 30mila ulivi, tutti in produzione biologica, e nel 2022 abbiamo acquistato un moderno frantoio, con un investimento di oltre 200mila euro concordato con Ente Terre». Complessivamente oggi l’Antico Frantoio del Parco ha raggiunto una produzione annua media di 15mila litri di olio extravergine bio (compresa una linea di selezione di olio Igp Toscano bio), ma il potenziale è almeno triplo. Gli interventi previsti negli oliveti, come l’introduzione dell’irrigazione per superare le crescenti difficoltà dettate dall’andamento climatico, sono finalizzati ad accrescere le quantità prodotte e si affiancano all’ampliamento dei prodotti offerti, con il lancio anche di paté di olive e di olive conservate.

La conduzione biologica degli ulivi secolari (di varietà leccino, frantoio, pendolino, moraiolo e maurino), la raccolta manuale delle olive e l’estrazione a freddo entro sei ore dalla raccolta, con tecniche a ciclo continuo, permettono di ottenere extravergini di alta qualità, che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti a livello mondiale. Soprattutto per la gamma degli aromatizzati bio, introdotta negli ultimi anni e che «ci sta dando grandi soddisfazioni» aggiunge Siccardo.

Distribuiti nel circuito delle botteghe Chico Mendes e Altromercato, in negozi di specialità e venduti nell’ecommerce e nello spaccio aziendale, i prodotti dell’Antico Frantoio del Parco ora puntano ad ampliare la distribuzione soprattutto nella ristorazione, come prodotti identitari del territorio maremmano rivolti a chi cerca non solo un buon olio ma anche un olio buono, in tutti i sensi. Infatti, all’impegno sul territorio si è affiancato quello sulla sostenibilità sociale. Oltre a creare opportunità lavorative per persone svantaggiate, la cooperativa si è aggiudicata un bando della Regione Toscana per l’inserimento di migranti, che vengono formati alle pratiche agricole dell’olivicoltura con l’obiettivo che ne facciano la loro attività professionale.

Fonte: Il Sole 24 Ore