Arredo, Europa in stagnazione, ma i consumi restano sopra i livelli pre-Covid

Arredo, Europa in stagnazione, ma i consumi restano sopra i livelli pre-Covid

Affaticato, stagnante, ma ancora importantissimo nel contesto globale. Il mercato europeo dell’arredamento, con circa 106 miliardi di euro di consumi nel 2024, rimane nonostante le difficoltà il secondo più grande al mondo e rappresenta il 26% del valore totale, una percentuale sostanzialmente invariata negli ultimi 5 anni. Anche il valore assoluto tutto sommato tiene e, sebbene ci sia stato un leggero calo rispetto al 2023 e al 2021 e una riduzione un po’ più marcata rispetto al 2022, si attesta sopra i livelli del 2019.

Europa, hub mondiale dell’arredo

I dati, che provengono dall’ultima ricerca di Csil (Centro studi industri leggera) sull’industria del mobile in Europa, fotografano un vecchio continente ancora capace di giocare un ruolo decisivo come hub per la produzione, la dimensione del mercato e il commercio internazionale.

La debolezza del settore è, tuttavia, innegabile: le sfide e le difficoltà che gravano sulle imprese accomunano la maggior parte dei Paesi, sebbene il loro impatto abbia un’intensità differente a seconda delle condizioni dei singoli mercati. In generale, il calo che aveva caratterizzato già il 2023 si conferma anche nel 2024 e probabilmente perdurerà anche nel 2025, mentre sul medio termine è atteso un lieve recupero. A soffrire di più, come noto, sono le imprese tedesche e francesi dell’arredamento, che risentono sia della forte contrazione del settore costruzioni, sia della scarsa domanda.

Fa eccezione la Spagna, dove i consumi sono ancora trainati dalla tenuta dell’edilizia residenziale, mentre i Paesi dell’Est Europa, che negli ultimi decenni si erano sempre distinti per una rapida crescita dei settori manifatturieri, risentono della stagnazione generale del mercato e in particolare della debolezza dell’economia tedesca. Solo la Polonia registra ancora una crescita, sebbene modesta.

I punti di forza dell’industria europea

Lo studio Csil mette però in evidenza anche alcuni punti di forza che, a detta degli analisti, dovrebbe garantire al settore di superare questa fase di crisi: «Nonostante le difficoltà del mercato nel biennio 2023-2024, il comparto ha dato prova di resilienza – si legge nella nota diffusa da Csil – e rimane al di sopra dei livelli pre-pandemia, sostenuto da un livello elevato di integrazione e da una concentrazione del mercato». Dominato da catene retail di grandi dimensioni e da produttori che operano su scala europea, il mercato beneficia infatti della «forte coesione interna e di una rete commerciale consolidata». Un elemento di forza strutturale che non solo ne rafforza la stabilità, ma che inoltre guida la concentrazione dei flussi di export e import all’interno della regione, a cui si aggiunge una significativa apertura ai mercati globali, che riflette «il suo ruolo proattivo nel commercio internazionale».

Fonte: Il Sole 24 Ore