Arriva un nuovo bavaglio contro i magistrati

Arriva un nuovo bavaglio contro i magistrati

Detto, fatto. Se il ministro della Giustizia Carlo Nordio dichiara che un giudice «meno parla meglio è», rilanciano ancora una volta la polemica con un Anm che gli imputa di volere zittire la magistratura, sul tavolo del prossimo consiglio dei ministri arriva una nuova norma bavaglio. Non indirizzata ai giornalisti, ma alle toghe. Nel testo del decreto legge che assembla una serie di eterogenee norme (dai giudici di pace alla crisi d’impresa, dall’edilizia penitenziaria ai reati informatici), tutte però considerate urgenti, è infatti collocata una stretta disciplinare che aggiorna la disciplina degli illeciti ascrivibili a giudici e pubblici ministeri.

L’irrigidimento

All’attuale consapevole inosservanza del dovere di astensione, applicabile quando, per esempio, un magistrato ha un interesse personale nel procedimento di cui è chiamato ad occuparsi oppure quando il medesimo procedimento chiama in causa un familiare, si aggiunge adesso l’esistenza di «gravi ragioni di convenienza». Nozione talmente estesa e di assai incerta applicazione da legittimare ogni dubbio sull’affidamento allo stesso ministero di una carta bianca per potere promuovere azione disciplinare nei confronti dei magistrati sgraditi.

L’impatto

Sgraditi per i provvedimenti assunti, come quelli sui migranti di queste settimane con le polemiche al calor bianco sulla mancata convalida dei trattenimenti, da censurare non nell’ordinario percorso giurisdizionale attraverso il meccanismo delle impugnazioni, quanto piuttosto facendo leva sulle opinioni espresse, sulla partecipazione a manifestazioni.

Interpretazioni sotto esame

Ma la preoccupazione, che già dilaga nella magistratura, sottolinea anche la possibile contestazione disciplinare perchè “sconvenienti” delle interpretazioni espresse su norme controverse. Una manifestazione del pensiero (giuridico) che potrebbe obbliare il magistrato a doversi astenere se chiamato ad applicare norme ritenute di scarsa tenuta tecnica, dove ogni riferimento, per esempio, alle possibili frizioni delle recenti norme volute dal Governo nel decreto Paesi sicuri con la disciplina comunitaria, non è puramente casuale.

Fonte: Il Sole 24 Ore