Arte in Nuvola frena, ma poi riparte

Arte in Nuvola frena, ma poi riparte

Preview piatta, ma flussi migliorati col pubblico del week-end ad Arte in Nuvola, con un solido livello dell’offerta moderna e ottimi progetti speciali, in collaborazione con musei ed enti culturali. In particolare, hanno emozionato le foto dello Studio romano di Pietro Consagra (via Cassia 1162, Archivio Pietro Consagra, foto di Claudio Abate), il vis-à-vis di Giuseppe De Nittis e Pino Pascali, l’intensa personale di Piero Guccione (Archivio Guccione), e le 10 sculture di Antonio Canova (Collezione Ifis). Idem per il contributo portato dal Museo delle Civiltà di Roma con opere polinesiane in corteccia d’albero o quelle di Isabella Ducrot.

Peccato per l’assenza di alcuni espositori importanti in fiera, tra cui Brun Fine Art, Contini, Cavaciuti, Cortesi, Farsetti, GAM, Mazzoleni, Benappi MarcoRossi e Federica Schiavo. Come talvolta accade le partecipazioni istituzionali colmano qualche vuoto, non perché l’evento manchi, visto che tante gallerie non esitano a considerare quello della Nuvola un appuntamento da non perdere. In cui si conferma l’interesse di molti galleristi nazionali e internazionali ad incontrare il collezionismo romano e centro-meridionale. Ma si vanno sfilacciando alcune promesse. In prima fila l’internazionalità, rappresentata da gallerie come Tornabuoni Arte, Matteo Lampertico, Valentina Bonomo o Dep Art e molti altri (Galleria Gaburro, con offerte tra 15-25mila) ma i flussi tra gli stand, congiunturalmente insufficienti, soffrono anche della mancanza di standard di accoglienza abituali a Basilea, Parigi e Londra, e di quella carica di creatività che dovrebbe concentrarsi anche sul lato commerciale, visto che sono gli operatori il cuore di una fiera. Tra l’altro il programma Vip pare aver offerto in città opportunità e curiosità maggiori rispetto al 2023, ma ha generato solo randomici flussi all’Eur. Tra operatori e pubblico si segnalano carenze in punti di ristoro, pubblicità, taxi e segnaletica di accoglienza all’Eur.

Scambi veloci con offerte calibrate

Resta il fatto che quando l’offerta era calibrata e seducente, in range contenuti, sono stati realizzati scambi veloci come da Galleria Michela Rizzo (da 3-4mila € in su) o su un bel trittico di Pino Pinelli da Dep Art nel range 5-10mila € e oltre, mentre su valori medio-alti prevalgono prudenza e riflessione. Era prevedibile e il rallentamento si conferma, seppur in modo diverso da quello delle aste internazionali.

Tiene l’offerta storicizzata, con dipinti rari come un Magnelli, Espressionista del 1918-19 (da BKV, a 160mila €) o un Max Bill (da Marco Orler) e si diversifica il contemporaneo, dai nomi di peso agli emergenti come Luca Grechi (da Richter, installazione 1,2-9mila €) mentre sta riemergendo il significato del rapporto col gallerista.

In attesa dei collezionisti

Ottimo tessuto nel collezionismo del Centro-Sud, tra pausa di riflessione e curiosità. “Noi combattiamo questa forma di depressione – spiega Antonio Addamiano di Dep Art -. Coi nostri artisti e una quota di creatività in più. La fiera non è per forza un luogo di vendita immediato, ma un momento in cui tessere relazioni. Abbiamo molti appuntamenti per rivederci nella nostra galleria di Milano. Oggi bisogna riconsiderare il sistema dell’arte al completo, e non rinunciare a nulla. A Roma c’è un pubblico frettoloso, meno pratico che al Nord, che “disperato” non si muove con facilità. Ed è preparato ed attento. Pochi da Milano e Torino, ma nell’Urbe c’è un ottimo tessuto collezionistico, che richiede vicinanza, anche se non c’è la febbre del quadro.” Dep Art crea esperienze culturali, come le mostre pugliesi a Ceglie Messapica, dentro un trullo restaurato nel totale rispetto della tradizione, senza cambiamenti strutturali e servizi moderni, destinato alla contemplazione e al distacco dalle consuetudini.

Fonte: Il Sole 24 Ore