Asg e Infn danno il via al supercavo made in Italy che risparmia energia

Un cavo superconduttivo, made in Italy, per trasportare energia, potenzialmente in grado di far risparmiare, riducendo dispersioni e dissipazioni, l’equivalente di 150mila tonnellate di CO2 l’anno. È il prodotto che sta realizzando Asg superconductors, società ligure della famiglia Malacalza, che lavora, insieme all’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), a questo progetto, finanziato con oltre 12 milioni di euro tramite il Pnrr.

È il prodotto che sta realizzando Asg superconductors, società ligure della famiglia Malacalza, che lavora, insieme all’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) a questo progetto, finanziato con oltre 12 milioni di euro tramite il Pnrr. L’opera fa parte di un piano più ampio, sempre in quota Pnrr, denominato Iris (Innovative research infrastructure on applied superconductivity), nell’ambito del quale Asg si è aggiudicata la principale gara bandita dall’Infn, che di Iris è capofila (ne fanno parte anche Cnr-Spin e cinque atenei: la statale di Milano, l’università di Genova, la Federico II di Napoli, l’università di Salerno e quella del Salento).

Cavo da 130 metri

Lo scopo di Iris, spiega Lucio Rossi, coordinatore del progetto, «è la realizzazione di un’infrastruttura distribuita su tutto il territorio nazionale, in grado di sviluppare tecnologie innovative per la sostenibilità ambientale». Si tratta di tecnologie superconduttive a più alta temperatura, rispetto a quelle convenzionali, e a più alto campo magnetico. Saranno realizzati un prototipo di cavo di un materiale superconduttivo innovativo, il diboruro di magnesio (MgB2), e un’infrastruttura per validare questa e altre soluzioni tecnologiche, finanziata con altri 12 milioni.

Asg si occuperà delle attività di progettazione, produzione e qualifica del cavo prototipo, che sarà lungo 130 metri e sarà collaudato nella Test facility for large magnets and superconducting lines di Salerno, un laboratorio gestito dall’Infn e dal dipartimento di Fisica dell’università di Salerno, con la partecipazione dell’istituto Spin (Institute for superconductors, innovative materials and devices) del Cnr.

Risparmio di 150mila tonnellate l’anno di Co2

Secondo i tecnici del settore, utilizzare, per il trasporto dell’elettricità, cavi basati sulla tecnologia che il progetto Iris sta sviluppando potrebbe «ridurre di un fattore cinque le perdite dovute a dissipazione e dispersione», rispetto alle linee tradizionali. E «ipotizzando di utilizzare una linea superconduttiva da mille chilometri che trasporti 3 gigawatt di potenza (pari a circa il 5% della produzione termoelettrica in Italia), si risparmierebbe l’equivalente di 150mila tonnellate di CO2 l’anno. Si potrebbero, inoltre, azzerare le emissioni elettromagnetiche e il riscaldamento del suolo». La nuova tecnologia, peraltro, sarà compatibile con la filiera dell’immagazzinamento dell’idrogeno liquido, perché può operare alla stessa temperatura.

Fonte: Il Sole 24 Ore