Assegno di inclusione, via libera ai decreti su reti di servizi e presa in carico

Assegno di inclusione, via libera ai decreti su reti di servizi e presa in carico

La Conferenza Unificata ha dato via libera, nella seduta del 16 maggio, a due decreti del ministero del Lavoro attuativi dell’assegno di inclusione, il sussidio che dal 1° gennaio 2024 ha preso il posto del vecchio reddito di cittadinanza. La nuova misura di sostegno economico e di inclusione sociale e lavorativa è riconosciuta alle famiglie con Isee fino a 9.360 euro e che abbiano almeno un componente disabile, o minorenne, o con almeno 60 anni di età, o in condizione di svantaggio e inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali. I nuclei beneficiari del sussidio a marzo 2024 erano 589.291 (per un numero complessivo di 1.240.584 componenti), rispetto a una platea totale del beneficio, stimata a regime in 737mila nuclei.

Leggi le linee guida sulle reti di servizi

Le reti di servizi

I due decreti che hanno avuto il via libera della Conferenza unificata riguardano le linee guida per la costruzione di reti di servizi connessi all’attuazione dell’Assegno di inclusione (articolo 6, comma 10 del Dl 48/2023) e le linee di indirizzo sugli elementi che fondano la presa in carico sociale integrata e il progetto personalizzato per valutare le condizioni di svantaggio finalizzate all’accesso al sussidio (articolo 4, comma 7 del Dl 48/2023).

Quanto alle reti di servizi, le linee guida predisposte dal ministero del Lavoro delineano in 52 pagine le forme di collaborazione fra tutti i livelli istituzionali coinvolti nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari dell’assegno di inclusione. Per quanto riguarda il gestore della rete d’intervento volta ad attuare l’Adi nel territorio, cioè il nodo che assume la funzione di attivare la rete e di farla funzionare, le linee guida suggeriscono che questa funzione sia in capo al Servizio sociale professionale (ovvero agli uffici di programmazione degli Ambiti territoriali sociali), possibilmente gestito a livello associato di Ambito territoriale.

 Un altro punto riguarda la collaborazione nel territorio fra le pubbliche amministrazioni e gli enti del Terzo settore, suggerita dalle linee guida attraverso i nuovi meccanismi della co-programmazione e co-progettazione disciplinati dall’articolo 55 del Codice del Terzo settore (Dlgs 117/2017).

Fonte: Il Sole 24 Ore