Astensionismo, tre italiani su dieci sono poco o per niente interessati alla politica. Bocciati parlamentari e partiti, meglio i sindaci

Un corpo elettorale stanco e sfibrato. Spaccato tra chi è interessato alla politica e chi non lo è, con una scarsa fiducia complessiva nelle istituzioni “elettive” (più contenuta solo verso la figura del sindaco), una diffusa percezione che chi viene eletto in Parlamento perda subito il contatto con la gente e che chiunque sia al governo sia poco interessato alle esigenze dei cittadini. A scattare la fotografia sull’astensionismo e sulla percezione dei cittadini su istituzioni e partiti è il report FragilItalia “ L’astensionismo ”. Presentato giovedì 18 luglio, è stato elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana (800 casi, con persone di 18 anni e oltre).

Nella scorsa tornata politica per le elezioni Europee, le Amministrative in 3.700 Comuni e per le Regionali in Piemonte le persone hanno deciso di stare a casa per svariati motivi, fra cui spiccano la sfiducia nella politica ritenuta troppo sporca, la convinzione che chiunque sia al potere non abbia realmente intenzione di cambiare le cose; la rabbia e la voglia di protestare contro gli attuali partiti e politici; la sensazione che tutti i candidati siano uguali e tutti, ugualmente poco interessanti.

L’interesse per la politica

Per quanto riguarda il rapporto dei cittadini con la politica e le istituzioni, dal report viene fuori che quasi 7 italiani su 10 si dichiarano interessati alla politica (il 68%, che sale al 78% nel ceto medio e all’80% tra i laureati), ma solo 1 su 4 lo è molto, mentre 3 su 10 lo sono poco o per niente (il 31%, che sale al 43% nel ceto popolare e al 51% tra chi ha la licenza media o titolo inferiore).

La fiducia nelle istituzioni

Scarso il livello complessivo di fiducia nelle istituzioni, tutte sotto la soglia del 50%. Su questo sfondo, la figura del sindaco, indicata dal 43% degli intervistati, è quella che raccoglie, relativamente, maggiore fiducia da parte dei cittadini, ma con significative differenze legate alla dimensione del Comune: in quelli fino a 5.000 abitanti, il consenso sale al 51%, mentre nelle città con più di 250mila abitanti scende al 39%. Per tornare alla classifica della fiducia, il secondo posto è occupato dalla figura del presidente del Consiglio (38%), seguito dal presidente di Regione (37%), dai consiglieri comunali (35%), dai parlamentari europei (32%), dai consiglieri regionali (31%). All’ultimo posto i parlamentari italiani, che si guadagnano la fiducia del 22%.

La perdita del contatto con la gente

Un dato, quest’ultimo, che fa il paio con la diffusa percezione, espressa dall’80% degli intervistati, che in generale chi viene eletto in Parlamento perde presto il contatto con la gente. Un giudizio che investe anche il governo. Il 70%, infatti, dichiara di non credere che al governo interessino molto le reali esigenze dei cittadini e il 66% ritiene di non avere voce in capitolo sulle azioni del governo. Netto anche il giudizio, espresso dal 55% degli intervistati, relativo al fatto che la politica e il governo sembrano così complicati da rendere difficile ai cittadini capire cosa stia succedendo.

Fonte: Il Sole 24 Ore