Auguri Vivienne Westwood che a 80 anni resta una vera donna punk
L’8 aprile scorso dame Vivienne Westwood, istituzione vivente della moda britannica e mondiale, ha compiuto ottant’anni. Se l’anagrafe la mette impietosamente – ma non invochiamo lo spettro dell’ageismo – nella categoria granny, lo spirito è più recalcitrante che mai; così il look – lunghi capelli bianchi da banshee, trucco teatrale, il corpo flessuoso di una che va dappertutto in bicicletta – e le convinzioni vieppiù libertarie, progressiste, controcorrente.
La Westwood ambientalista
Sono anni che la Westwood predica, con trasporto invero adolescenziale, in favore di una riduzione dei consumi, dell’attenzione all’ambiente, adesso contro il mercato delle armi e l’impatto che esso ha su tutto il pianeta. La moda sembra interessarla sempre meno – ha lasciato al marito, Andreas Kronthaler, le redini della linea principale, tenendo per sé quella che porta il suo nome, fatta di riedizioni aggiornate di un catalogo di idee più vivo che mai. Ancora e sempre, mantiene l’indipendenza che le regala la libertà di fare come vuole, anche di sbagliare. Vivienne Westwood è uno dei pochi personaggi dei quali si può davvero dire che hanno cambiato il corso della moda: non comunicando, ma facendo.
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Dal punk estremo al new romantic
Inizialmente sodale del cinico e geniale Malcolm Mclaren, impresario musicale dalle ascendenze situazioniste, ha saccheggiato i sex shop e i negozi di ferramenta, inventando il look fatto di cinghie, spille da balia e rasoiate del punk britannico; poi, all’inizio del riflusso anni 80, i due hanno creato il new romantic, che tanto avrebbe ispirato Blitz Kids e Duran Duran, e che ha trovato nell’iconografia corsara della collezione Pirates (1982) la sua summa. Ma dame Vivienne si è espressa al meglio quando si è messa in proprio e ha canalizzato la verve trasgressiva attraverso una rilettura potente del costume storico – dal settecento alla belle epoque, con incursioni rinascimentali – stravolgendo una iconografia in apparenza conservatrice per farne veicolo di progresso e rottura.
Prima sono stati i bustini e le mini crinoline con le scarpe a dondolo, poi le foglie di fico tra Watteau e Fragonard, infine ancora i pouf, i drappeggi, la grandeur, con una maestria nel taglio rara. Sul fondo, sempre, lo sberleffo, l’irriverenza, il gusto del gioco. Nel 1989 Tatler la mise in copertina, travestita da Margaret Thatcher, con lo strillo «this woman was once a punk» (questa donna è stata una punk).
Il sapere vera trasgressione
In effetti la parabola di Vivienne Westwood, maestra per formazione, è stata alquanto paradigmatica: dal vetriolo del punk alle crinoline e alle bagatelle rococò ce ne corre. Ma se punk è essenzialmente un modo controcorrente di fare le cose, la tenacia di andare contromano con il proverbiale dito medio schiaffato in faccia a tutti, la signora è ancora una punk. Anzi, lo è oggi più di allora. In tutta la sua carriera ha dimostrato che il sapere è la vera trasgressione. Conoscere è il solo modo per ribellarsi, in una epoca come la nostra che nega storia e cultura nella cecità dell’ideologia, qualunque essa sia.
Fonte: Il Sole 24 Ore