Auto aziendali, confermata la stretta. Per la salvaguardia dei contratti 2024 si cerca un nuovo provvedimento

Auto aziendali, confermata la stretta. Per la salvaguardia dei contratti 2024 si cerca un nuovo provvedimento

«Una scelta immotivata che finisce per danneggiare la mobilità delle nostre imprese (già penalizzate dal punto di vista fiscale rispetto ai competitor europei), l’industria automotive per la conseguente riduzione di nuove immatricolazioni, il rinnovo del parco circolante e l’Erario (che incasserà oltre 125 milioni in meno solo per quest’anno)». Così l’Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, commenta la scelta della commissione Affari Costituzionali del Senato di respingere e far ritirare gli emendamenti che intendevano rivedere l’impatto della stretta sulle auto aziendali in fringe benefit prevista nell’ultima legge di Bilancio.

Bloccata la clausola di salvaguardia ma il governo cercherà di recuperarla

Non solo. Nella chiusura dei lavori in commissione i senatori della maggioranza hanno di fatto bloccato anche la cosiddetta “clausola di salvaguardia” con la quale il governo aveva deciso, trovando gli 8 milioni di copertura richiesti dalla Ragioneria, di escludere dalla stretta sui costi chilometrici in vigore nel 2025 i veicoli ordinati nel 2024 ma consegnati ai dipendenti nel corso di quest’anno. Clausola di salvaguardia che il governo sembrerebbe comunque intenzionato, comunque, a riproporre in un nuovo provvedimento d’urgenza appena se ne presenterà l’occasione.

La precedente regolamentazione

La scelta del Parlamento resta comunque immotivata secondo l’Associazione e che potrebbe creare anche più di una complicazione nell’attribuzione del fringe benefit ai dipendenti. C’è infatti il rischio che la precedente regolamentazione, scrive l’Aniasa in una nota, sostituita da quella entrata in vigore il 1° gennaio di quest’anno, non sia più applicabile alle auto assegnate e immatricolate fino al 31 dicembre 2024. Ciò in quanto si è intervenuti sul Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi) senza prevedere una specifica clausola di salvaguardia del pregresso. In concreto, le vetture consegnate fino al 31 dicembre 2024 non potrebbero più beneficiare nel 2025 della determinazione forfettaria del valore del fringe benefit basata sulle tabelle Aci. Un passo indietro al regime analitico del 1997. Ciò comporterebbe, in molti casi, un significativo aumento degli imponibili fiscali e, di conseguenza, della tassazione per questi soggetti, nonostante si tratti degli stessi veicoli già concessi in uso dall’azienda.

La stima: aumento annuo del valore imponibile del benefit auto in media di 1.600 €

Senza chiarimenti del governo, spiega ancora l’Associazione si tornerebbe al vetusto ed oscuro sistema del rimborso chilometrico. Per altro con l’entrata in vigore della norma, prendendo in considerazione i veicoli aziendali più noleggiati, Aniasa stima un aumento annuo del valore imponibile del benefit auto in media di 1.600 € (+67%), con conseguente significativa maggiore tassazione in busta paga per il dipendente. A essere più penalizzati saranno soprattutto i dipendenti della classe media che di norma sono i principali utilizzatori delle vetture diesel o benzina. Anche per questo Alberto Viano Presidente Aniasa, confida

Fonte: Il Sole 24 Ore