Auto aziendali, nel noleggio a lungo termine ibride plug-in ma anche diesel

«Ho la sensazione, non disponendo ancora di dati ufficiali, che la raccolta ordini nel noleggio a lungo termine stia rallentando». La minore spinta che già da mesi i concessionari lamentano nel mercato retail potrebbe interessare anche la domanda business per Alberto Viano, presidente di Aniasa, l’associazione dei noleggiatori, ma anche deputy country manager di Ald/LeasePlan, che tiene però a specificare che la crescita non è in discussione: «Oggi stiamo crescendo molto e certamente non ci fermeremo, ma non penso che reggeremo questo passo nei prossimi mesi e l’anno prossimo. C’è in vista una recessione, a causa dell’economia tedesca e della politica monetaria della Bce che fanno rallentare gli investimenti specie nel manifatturiero».

In effetti a guardare i numeri il noleggio a lungo termine (Nlt) non è mai stato così in spolvero. Nel periodo gennaio-agosto ha immatricolato 266mila macchine, il 40% più del 2022 pari periodo e quasi quante nell’intero 2019. Con la differenza che se prima del Covid quei volumi rappresentavano il 15% del mercato adesso siamo al 25: un’auto su quattro è a lungo termine. Ma con tempi di consegna a 200 giorni quando sono state ordinate queste macchine? Scavando nei dati, si conferma il ruolo essenziale del noleggio, incluso il rent-a-car, nella diffusione di auto a basse emissioni, elettriche e ibride plug-in. La loro quota nel canale è vicina al 30% laddove nel resto del mercato non arriva al 7. In pratica, il 44% di esse è immatricolato a uso noleggio. Il fenomeno è determinato soprattutto dalle aziende che spingono i propri manager a salire sulle auto ibride plug-in, di cui il 57% è immatricolato a uso noleggio. Sebbene consumino tanto per il peso delle batterie, fanno apparire le car policy ossequiose verso gli standard ambientali. Dall’altro lato, il noleggio immatricola diesel per il 41%, mentre il resto del mercato si ferma al 17. Ovviamente nelle quote sono incluse le vetture diesel ibride, che sotto il cofano hanno comunque un motore termico.

Uscendo dalle statistiche e guardando avanti, il comparto flotte è alle prese con l’aumento della tecnologia digitale nelle auto attraverso la connettività. I bellissimi servizi a cui si può e si potrà accedere devono fare i conti con una parola: privacy. Infatti tutto si regge sui dati che il driver genera usando la macchina e a cui il sistema risponde con servizi di ogni tipo, dall’assistenza al soccorso alla pubblicità per un caffè. Questi dati si possono dividere in due grandi categorie, come guido e dove vado, che portano con sé sensibilità e interessi diversi. Lo stile di guida, che include come sto e cosa faccio “mentre” guido, è molto importante per i costruttori e per le assicurazioni, che possono determinare il profilo di rischio. Però in caso di sinistro il driver si scopre piuttosto geloso dei suoi dati, soprattutto se ha torto. Il tragitto è molto sensibile per il guidatore, che potrebbe voler tenere per sé luoghi e orari, per ragioni anche intuibili. Quali dati rendere disponibili a chi è il busillis.

Fonte: Il Sole 24 Ore