Autonomia, dal quorum al rischio inammissibilità: tutte le incognite del referendum

Non solo le 500mila firme popolari da raccogliere entro settembre. Il fronte del no all’autonomia differenziata sta per mobilitare anche cinque Regioni amministrate dal centrosinistra che entro il mese dovrebbero formalizzare la richiesta di referendum. Si parte domani con la Campania, per continuare con l’Emilia Romagna (già martedì) e poi Sardegna, Puglia e la Toscana. Ma sulla strada delle opposizioni non c’è solo lo scoglio del quorum, per cui il no dovrebbe ottenere quasi il doppio dei voti che nelle politiche 2022 hanno ottenuto tutte le opposizioni unite (quasi 12 milioni di voti aggiuntivi), ma anche quello dell’ammissibilità stessa del referendum.

Inammissibilità

La legge Calderoli è collegata a quella di bilancio e quindi potrebbe rientrare nella casistica delle leggi per cui dalla Costituzione è precluso il ricorso al referendum abrogativo. Per questo, insieme al quesito abrogativo tout court, le cinque Regioni dovrebbero presentarne anche un altro – in comune – che va ad incidere in modo selettivo sui contenuti della norma, mirando al cuore del provvedimento: i Lep, i livelli essenziali di prestazione. Il M5s, che esprime la governatrice della Sardegna, propone un accordo addirittura su 5 quesiti: quello originario più quattro parziali, per dare la possibilità ai cittadini, «ove mai il primo fosse dichiarato inammissibile, di esprimere la loro netta contrarietà a tutti i punti significativi» della misura.

Quorum e ruolo del Sud

Quanto al secondo grande scoglio del quorum, la partita è in salita: bisogna portare alle urne 25,5 milioni di cittadini, il 50 più uno degli aventi diritto. E sicuramente il centrodestra punterà sul non voto per sommare i suoi numeri a quelli dell’astensione. Negli ultimi trenta anni il quorum è stato raggiunto solo nel 2011 sul referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Le opposizioni sono chiamate quindi ad una grande mobilitazione, pena – come continua a pronosticare il leader di Azione Carlo Calenda – il fallimento e il doppio regalo a Giorgia Meloni. Anche perché il Sud, la parte d’Italia più contraria all’autonomia, è anche quella per tradizione con l’affluenza più bassa.

Fonte: Il Sole 24 Ore