Autostrade, i commissari Ue bocciano la riforma dei pedaggi: conti a rischio

Cala la scure della Commissione europea sulla bozza di riforma dei pedaggi autostradali messa a punto dal ministero delle Infrastrutture. Il testo, ancora work in progress, è al centro da settimane di un confronto serrato con i tecnici di Bruxelles incaricati di verificare il rispetto dei requisiti delle milestone del Pnrr. A quanto si apprende giovedì sera nel corso di una riunione piuttosto animata gli ispettori comunitari avrebbero bocciato i punti cardine del testo messo a punto dal dicastero di Porta Pia guidato da Matteo Salvini.

La riforma delle concessioni autostradali è contenuta nel Pnrr e l’Italia ha l’obbligo di portarla a casa. Al centro c’è la questione delle concessioni che la Ue vorrebbe sblindare dai rinnovi automatici e affidare a gare secondo i principi del mercato unico europeo. Fatto sta che il ministero sta spingendo da settimane per inserire il restyling autostradale nel ddl Concorrenza che vedrà la luce lunedì prossimo in Consiglio dei ministri (è nell’ordine del giorno in preconsiglio lunedì alle 9.30), ma il braccio di ferro con Bruxelles potrebbe alla fine far deviare la riforma in un altro treno normativo. La contrarietà dei commissari Ue si sarebbe appuntata sull’impostazione della riforma dei pedaggi voluta da Salvini e annunciata a più riprese dal suo braccio destro, il viceministro Rixi.

Oggetto del contendere il meccanismo economico del nuovo assetto delle tariffe che secondo gli osservatori più esperti di fatto estenderebbe il modello Pedemontana Veneta a tutta la rete autostradale. Si tratterebbe infatti, secondo la bozza sul tavolo degli ispettori Pnrr, di intervenire sui meccanismi di pedaggio statalizzandoli e rendendoli omogenei sul territorio nazionale. Il meccanismo, da quel che trapela, consisterebbe nel lasciare inalterati i ricavi della manutenzione ordinaria e di intervenire drasticamente su quelli della manutenzione straordinaria che sarebbero riscossi non più dai singoli concessionari ma direttamente dallo Stato che a sua volta li ridistribuirebbe tra le varie infrastrutture sotto forma di canone ai vari gestori. Una previsione che non è andata giù alla Commissione europea preoccupata per i risvolti poco rassicuranti sulla tenuta dei conti pubblici.

La bozza di riforma interverrebbe poi anche sull’autorità di vigilanza sfilando le competenze all’Autorità di regolazione dei trasporti e assegnandole a una generica “autorità”.

Ma il fronte autostradale in questi giorni non conosce pace: a surriscaldare gli animi c’è anche un’altra vertenza a tenere banco, quella delle sigle di rappresentanza dei gestori delle aree di servizio Faib Autostrade, Fegica e Anisa Confcommercio che hanno chiamato a raccolta tutti gli associati per una riunione urgente fissata il 25 luglio. Tra i punti all’ordine del giorno «iniziative di impugnativa del decreto e la messa a punto di ogni azione necessaria a tutelare i gestori autostradali».

Fonte: Il Sole 24 Ore