Bagnoli, protocollo da 1,2 miliardi: ultima tappa di una storia trentennale

Firmato a Napoli il protocollo d’intesa che sblocca un finanziamento di 1,2 miliardi per Bagnoli. Una nuova tappa di una lunga storia che riaccende i riflettori sul grande progetto di riqualificazione dell’area ex Italsider a più di trent’anni dal suo avvio. Il Protocollo d’intesa è stato firmato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal commissario di governo e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

Le risorse. assegnate con legge del 7 maggio 2024, pari a 1.218 milioni per il periodo 2024-2029, sono parte di quelle indicate per la regione Campania (Fondo sviluppo e coesione) dalla delibera del Cipess n. 25/2023 del 3 agosto 2023. E gli interventi per i quali sono assegnate sono: completamento bonifica del parco urbano; infrastrutture energia e tlc; viabilità interna e accessibilità all’area Sin; infrastrutture idriche; rimozione della colmata e bonifica degli arenili; esecuzione di interventi di risanamento dei sedimenti marini; esecuzione di interventi al waterfront; esecuzione del Parco Urbano. Insomma, si tratta di quanto richiesto dal commissario Manfredi per completare tutti gli investimenti pubblici (boinifica e infrastrutture) e rendere l’area attraente e pronta per gli investimenti privati. «Ciò che non ha funzionato in questi dieci anni è che sono mancate le risorse, e questo è il problema che oggi cerchiamo di contribuire a risolvere», ha detto la premier.

Una importante tappa di una lunga storia

Tra il 1991 e il 1992 l’Italsider di Bagnoli spense definitivamente l’altoforno. Lasciando una ferita profonda nel quartiere di Coroglio e nella città di Napoli: la grande fabbrica aveva occupato uno degli spazi più belli dell’area ma aveva anche rappresentato lavoro, innovazione, futuro. Lasciava gravi ferite all’ambiente e centinaia di famniglie senza reddito-

La rinascita annunciata

Era il febbraio 1995 quando la giunta comunale guidata da Antonio Bassolino lanciava il grandioso progetto di riqualificare l’area ovest. Si parte con la variante occidentale per Bagnoli-Coroglio, scritta di suo pugno dall’urbanista napoletano Vezio de Lucia. Un piano tanto ambizioso e valido da restare tale anche oggi, ma che si imbatte in troppi vincoli e poche risorse disponibili. La sua realizzazione nella fase iniziale viene affidata alla società Bagnoli Spa (ex Iri) che si occupa della bonifica, dello smontaggio e della vendita, a pezzi, della fabbrica. La prima Stu poi lascia il posto a una seconda, Bagnolifutura, che a fatica e lentamente tra ostruzionismi della Lega e le lentezze di una macchina burocratica elefantiaca realizza una parte del progetto. In particolare si occupa del recupero di edifici di archeologia industriale. Ma questi seppure completi o quasi, rimarranno per molti anni inutilizzati.

Inchiesta per disastro ambientale. dopo 15 anni tutti assolti

Una bomba esplode nel 2013: la Magistratura apre un’inchiesta sulla bonifica e sequestra i suoli. Si ritiene che la bonifica non sia stata mai eseguita. In un solo colpo si fermano i lavori, viene azzerata e messa sotto inchiesta la governance dell’epoca e quelle precedenti finiscono nel mirino. L’accusa è di disastro ambientale. Ma, a distanza di quindici anni dalle indagini, la Corte d’appello di Napoli assolverà tutti gli imputati del processo sulla presunta mancata bonifica dell’ex area Italsider ed Eternit. Nel frattempo, le aree restano a lungo sotto sequesto, Bagnolifutura passa da un commissario all’altro, infine, nel 2014 fallisce. Su istanza dei creditori, tra cui Fintecna.

Fonte: Il Sole 24 Ore