Balcani, 230 militari italiani per rafforzare la missione Nato in Kosovo, ecco chi sono e che ruolo hanno

Le ricorrenti tensioni tra autorità kosovare e serbe hanno spinto l’Alleanza atlantica, impegnata nella stabilizzazione dei Balcani, a rafforzare la sua presenza sul territorio. L’ultimo tassello di questa strategia si è delineato in queste ore, quando una forza operativa di riserva composta da militari italiani ha raggiunto il Kosovo per dare manforte alla missione “Joint Enterprise” a guida Nato. Si tratta di due compagnie composte da circa 230 militari, in gran parte uomini e donne del 5° Reggimento fanteria della Brigata “Aosta” e in parte dell’Arma dei Carabinieri. Molti di loro hanno già diverse esperienze maturate in altre missioni internazionali e andranno ad aggiungersi agli oltre 800 militari italiani già presenti nel Paese. Personale, mezzi e materiali hanno raggiunto il Kosovo a bordo di vettori aerei, navali e terrestri.

Sostituite due compagnie: una bulgara e l’altra greca

Il Task Group italiano, che ha dato il cambio a due compagnie (una bulgara, l’altra greca) inquadrate nel Multinational ORF Battalion dell’Alleanza atlantica, è stato schierato con un preavviso di 7 giorni, a seguito del coordinamento intercorso tra il NATO Joint Force Command Naples, il Quartier Generale KFOR e il Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), responsabile della pianificazione e della direzione delle 36 missioni e operazioni interforze che vedono oggi impegnati oltre 13 mila militari italiani in 25 diversi Paesi del mondo. All’operazione “Joint Enterprise” in Kosovo partecipano attualmente 28 Paesi, di cui 20 appartenenti alla Nato e 8 partner, con un impegno complessivo di forze che oggi ammonta a circa 3800 militari.

Misura precauzionale

L’immissione di Forze operative di riserva Nato in Kosovo è una misura precauzionale richiesta dal Comandante del Supreme Headquarters Allied Powers Europe e autorizzata dal Consiglio del Nord Atlantico in seguito al perdurare di una situazione instabile nell’area balcanica, dovuta soprattutto ad attriti inter-etnici ancora esistenti in seno ad alcune comunità kosovare.

Mandato di tre mesi

I militari italiani opereranno per un mandato di tre mesi alle dirette dipendenze del Comandante di KFOR e rafforzeranno la presenza Nato soprattutto nel settore orientale del Kosovo, compresa l’area in cui si trova il ponte sul fiume Ibar, che separa un’importante enclave serba dalla maggioranza della popolazione di etnia albanese.

Fonte: Il Sole 24 Ore