Banche Usa promosse dagli stress test della Fed

Le grandi banche americane superano gli stress test annuali della Federal Reserve: i 31 istituti sotto esame, da colossi quali JP Morgan a leader delle carte di credito quali American Express e a gruppi regionali quali Truist, sono in grado se necessario di affrontare scenari di seria recessione e crisi preservando adeguati livelli di capitale, migliori dei requisiti minimi richiesti e in grado di continuare a sostenere flussi di finanziamenti alle aziende e a consumatori.

La Fed ha messo alla prova la solidità degli istituti al cospetto di un’economia che sia segnata da una disoccupazione salita al 10%, a valori degli immobili commerciali crollati del 40%, a prezzi delle abitazioni caduti del 36% e ad una Borsa scivolata del 55 per cento. Le perdite per le banche in questo frangente ammonterebbero a 685 miliardi di dollari, 175 su carte d credito, 142 su prestiti al business e 80 nel settore immobiliare commerciale.

Ma gli istituti sarebbero capaci di assorbire il colpo rimanendo solide e in salute. “Questa è una buona notizia e dimostra l’utilità dei capitali extra accumulati dalle banche in anni recenti”, ha detto Michael Barr, esponente dei vertici Fed incaricato della supervisione bancaria. I principali gruppi, oltre a JP Morgan, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley, manterrebbero un buffer circa doppio rispetto ai requisiti indispensabili del 4,5 per cento

Ciò non significa che le pressioni sul settore non si farebbero sentire. In una situazione di grave crisi i livelli di capitale scivolerebbero di 2,8 punti percentuali, dal 12,7% al 9,9%, più di quanto stimato l’anno scorso in simili circostanze. “Ci sono alcune aree da tenere sotto osservazione”, ha riconosciuto Barr, aggiungendo che “il sistema finanziario e i suoi rischi sono sempre in evoluzione”. I bilanci della banche appaiono oggi maggiormente esposti al rischio e i risultati contengono significative variazioni tra istituti, con i passivi più pronunciati sui prestiti riservati a Discover e Capital One, società al moomento in fase di fusione tra loro.

La Fed, in omaggio alla prudenza, ha inoltre condotto una inedita “analisi esploratoria” che ha acceso i riflettori sullo spettro di shock sul fronte dei depositi e del trading. Questo esame sperimentale non ha impatto sui requisiti di capitale, ma vuole offrire accresciuta trasparenza. Ha preso in considerazione in particolare le otto principali banche, ipotizzando impennate nei costi dei depositi in concomitanza con una recessione e debacle in attività legate ai mercati con il fallimento di cinque grandi fondi hedge. Gli istituti considerati, con il crack dei fondi, risentirebbero di perdite tra 70 e gli 85 miliardi ma saprebbero sopportare i “diversi tipi di shock”.

Fonte: Il Sole 24 Ore