«Basta sussidi, è l’ora della Politica Industriale»

«Basta sussidi, è l’ora della Politica Industriale»

Anche il Pnrr, «200 miliardi suddivisi in centinaia di linee di investimento» è in realtà troppo dispersivo, perché ciò che servirebbe è concentrare le risorse in pochi ambiti partendo da una visione di futuro. «Spendendo le risorse evitiamo la recessione – aggiunge Pianta – e questo è un bene.  Ma è un po’ come stare sulla linea di porta cercando di buttare la palla in corner mentre invece dovremmo giocare all’attacco».

Servirebbe in questa fase più Stato – commenta Dosi – così come politiche di bilancio meno restrittive. «Qualsiasi idea di politica industriale – spiega – è ovviamente incompatibile con una linea di austerità. Il debito? Se riusciamo a crescere in modo significativo il debito si prende cura da sé. E ad ogni modo, anche se una politica industriale evidentemente richiede investimenti per poter incidere, alla fine costa meno dei finanziamenti a pioggia che invece abbiamo deciso di erogare negli ultimi 40 anni».

Puntare sulla difesa delle produzioni del made in Italy, da questo punto di vista, rischia di essere una battaglia di retroguardia, una sorta di «tirare a campare», con la vera sfida da lanciare in direzione diversa, andando a recuperare i gap accumulati ad esempio nel campo dell’elettronica o puntando con decisione sui nuovi trend emergenti, come l’intelligenza artificiale, le nuove motorizzazioni, il recupero dei materiali.

«L’errore del passato verso Fca – aggiunge Pianta – è stato quello di sostenere il gruppo guardando al breve termine, senza pretendere investimenti in direzione del futuro. Con il risultato che oggi Stellantis trasferisce progressivamente produzioni in Francia».

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Fonte: Il Sole 24 Ore