Bce: se Recovery sarà usato bene Pil area euro +5%. Von der Leyen: finanziato anche con green bond

Bce: se Recovery sarà usato bene Pil area euro +5%. Von der Leyen: finanziato anche con green bond

Next Generation Eu può fornire un significativo sostegno macroeconomico di circa il 5% del pil dell’area euro se usato pienamente. Lo indica il rapporto annuale sull’attività Bce nel 2020. Circa due terzi dei trasferimenti agli Stati è destinato a sei Paesi con un debito/pil superiore al 100% (tra cui l’Italia, che ha il secondo debito più elevato in rapporto al pil dell’area monetaria). E, succerisce la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, una buona fetta del recovery può essere finanziato con green bond.

Sostegno fiscale essenziale contro impatto pandemia

Nel rapporto Bce viene indicato che il sostegno fiscale sia a livello nazionale che della Ue «è stato essenziale per mitigare l’impatto della pandemia sull’economia. Sebbene una contrazione economica temporanea e profonda fosse inevitabile a causa dei blocchi, era importante ridurre al minimo i danni permanenti all’economia proteggendo le capacità di produzione e i posti di lavoro». Inoltre, «la risposta di bilancio europea facilita la parità di condizioni nel sostegno alle imprese e alle famiglie sostenendo gli Stati membri che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi e vi sono entrati con livelli di debito pubblico già elevati».

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Misure fiscali alleggeriscono fardello della crisi

La Bce segnala come le misure fiscali europee alleggeriscano «il grande fardello che la crisi pone sulle finanze pubbliche nazionali. Il funzionamento di stabilizzatori fiscali automatici, stimoli fiscali e misure di sostegno alla liquidità contribuiscono tutti a un forte aumento del debito pubblico e delle esigenze di finanziamento. Le reti di sicurezza europee e in particolare l’ambizioso piano di ripresa europeo, insieme a misure di politica monetaria di sostegno, hanno contribuito a calmare i mercati finanziari e a mantenere condizioni di indebitamento molto favorevoli per i titoli sovrani nonostante l’impennata del debito pubblico».Le risorse di bilancio che la Ue ha messo a disposizione «potrebbero coprire circa un terzo del fabbisogno di finanziamento sovrano originato dalla crisi nei Paesi dell’area dell’euro ad alto debito e ridurre il loro debito dichiarato in media di circa il 6% del pil entro il 2026».

Reagito in modo rapido e coordinato

Nel 2020 la posizione di bilancio dell’area euro è passata da leggermente espansiva (nel 2019) ad «altamente accomodante» al 4,8% del pil. La Bce segnala come nel complesso «la rapidità e la portata del sostegno fornito dai governi dell’area dell’euro hanno dimostrato una maggiore capacità di reagire in tempi di crisi e di farlo in modo coordinato». Quest’ultimo è stato facilitato dall’attivazione della clausola di salvaguardia generale prevista dal patto di stabilità e crescita.
Secondo le stime della Commissione Europea, le misure di bilancio adottate in risposta alla pandemia ammontavano al 4,2% del pil nel 2020 per l’intera zona euro. La maggior parte di questa spesa aggiuntiva era correlata ai costi diretti del governo per affrontare la crisi della sanità pubblica o alle misure di sostegno destinate alle famiglie e alle imprese. Uno degli obiettivi principali di queste misure di sostegno era di preservare l’occupazione e la capacità di produzione in modo che l’economia fosse ben posizionata per mettere in scena una rapida ripresa una volta che la pandemia si sarà placata.

Il sostegno alle famiglie

In linea con questo obiettivo, la grande maggioranza del sostegno fornito alle famiglie è avvenuta attraverso programmi di lavoro a orario ridotto o congedo dal lavoro volti a evitare la disoccupazione di massa, mentre solo una parte minore ha assunto la forma di trasferimenti fiscali diretti alle famiglie. Verso la fine del nella prima ondata di pandemia, sono state introdotte alcune misure più limitate volte a sostenere la ripresa economica, come tagli alle imposte indirette o aumento dei progetti di investimenti pubblici. Tuttavia, «dato che la pandemia era lungi dall’essere risolta nel 2020, con lo scoppio di una seconda ondata in autunno, è più probabile che queste misure svolgano un ruolo di primo piano in futuro».

Fonte: Il Sole 24 Ore