Benessere sostenibile, il Pil pro-capite non sempre è sinonimo di felicità

Benessere sostenibile, il Pil pro-capite non sempre è sinonimo di felicità

I risultati chiave

I risultati confermano che, certo, il Pil è importante per la qualità della vita, ma esaminando nel dettaglio altri fattori materiali appaiono fotografie più contrastate. Ad esempio, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Austria godono di una buona ricchezza individuale e al tempo stesso mostrano indicatori Siwb più alti della media in quasi tutte le voci. Eppure, sono tra i peggiori performer in Europa per la voce “ricadute internazionali”, che indica l’impatto ambientale e sociale delle attività nazionali su Paesi esteri. In altre parole, parte del loro benessere va a scapito di quello di altri Stati.

Al contrario, Romania, Bulgaria, Ungheria, Polonia e Slovacchia registrano indici Siwb sostanzialmente più alto rispetto alla posizione percentile del loro Pil in Europa. Ci sono poi degli evidenti casi di trade-off tra sviluppo economico e sostenibilità. Grecia e Spagna, ad esempio, registrano punteggi molto bassi alla voce “benessere odierno”, pur trovandosi a metà della distribuzione del Pil pro-capite.

Il caso Italia

Un intero capitolo dello studio condotto dal Jrc è dedicato proprio all’Italia, presa come caso esemplare per mostrare le sfumature delle tante voci di cui è composto l’indice. Andando a osservarle da più vicino, si nota che l’Italia si colloca significativamente al di sotto della media UE nei settori dell’inclusività e della qualità istituzionale. La situazione italiana è molto peggiore rispetto alla media europea soprattutto sul fronte il divario occupazionale di genere e della disuguaglianza di reddito. Alla voce che valuta le istituzioni, l’Italia si colloca all’ultimo posto nella distribuzione in termini di Stato di diritto e qualità normativa.

La situazione è comunque cambiata dal 2011 and 2022, fortunatamente in meglio. «Nella scorsa decade, l’Italia ha significativamente aumentato il livello di “benessere odierno”, che ha registrato un aumento prominente dal 2015 in poi», si legge nello studio, che evidenzia una crescita dell’indice del +150% nel periodo. La maggior parte degli indicatori di questo componente ha mostrato un trend al rialzo, e in particolare sono aumentate le voci collegate alla “fiducia nelle istituzioni nazionali” e alla “frequenza dei contatti con amici e famiglie”.

Bene anche gli indicatori “natura” e “resilienza sociale”, che sono aumentati rispettivamente del +40% e +50% circa nel periodo considerato, con dei picchi dopo la pandemia del 2020. In controtendenza invece le “risorse per il futuro”, che sono leggermente diminuite, ritornando nel 2022 agli stessi livelli del 2011.

Fonte: Il Sole 24 Ore