Berlino com’eravamo – Il Sole 24 ORE
C/O Berlin, sin dai suoi esordi, ha parlato ad una platea internazionale. Pur rimanendo fedele al voto, con “Dream on – Berlin, the 90s”, regala ai berlinesi una foto di famiglia di raro pregio artistico. Ed archivistico.
Un armonioso affresco forse no, più probabilmente un arazzo (pastoso, scostante e teneramente goffo) di una stagione irripetibile. Sono gli ultimi giorni della DDR e i primi di non si sa bene cosa, quando un gruppo di fotografi dà vita al collettivo OSTKREUZ. Nove di quelle firme, oggi celebri, sono dunque protagoniste sulle pareti dell’Amerika Haus, che a sua volta fu un elegante edificio di cose americane nella Berlino Ovest del mondo di ieri.
Sono gli occhi di Sibylle Bergemann, Werner Mahler, Ute Mahler, Harald Hauswald, Annette Hauschild e Anne Schönharting per citare solo alcuni nomi, a restituirci il sapore di quei giorni
Sapore che avevamo dimenticato
L’arc en ciel decennale racconta dal novembre 1989 fino alle oceaniche Loveparade di fine anni Novanta. I berlinesi vissero la riunificazione sulla loro pelle – coi propri sentimenti, nuovi sogni e sogni infranti (o traditi) – ben prima che i cronisti o i politici si appropriassero del termine. Riunificazione, dissolvimento, annessione: tutti interrogativi ancora aperti.
La mostra, infatti, si apre col binomio morte/rinascita. Ibrahim Böhme steso sul giaciglio come un riverbero estetico d’ascetismo russo ottocentesco: può sembrare Turgenev. E’ passato invece alla Storia, quel giovane e promettente politico orientale travolto all’apice della carriera dall’accusa di essere stato un informatore della Stasi, come l’epitome del traditore.
Fonte: Il Sole 24 Ore