
Bernini: fondi coesione per gestire il post Pnrr
«I ricercatori sono come le rondini, se ci sono infrastrutture di ricerca restano o tornano». Altrimenti se ne vanno. A ricordarlo è la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, dal Festival dell’Economia di Trento in un’intervista sull’internazionalizzazione della formazione e della ricerca. Ben venga allora il supercalcolatore Leonardo già avviato a Bologna, che potrebbe beneficiare del nuovo accordo politico sul quantum computing raggiunto giovedì a Bruxelles. E ancora di più l’Einstein Telescope, il rilevatore di onde gravitazionali («Un telescopio che non vede ma sente», per usare le sue parole) che potrebbe nascere nella miniera dismessa di Lula, in Sardegna e . Se saremo bravi ad aggregare un consenso sufficiente a livello Ue. Gira e rigira il nodo sono i fondi. In primis del Pnrr con gli 11 miliardi da spendere entro il 2026 per università e ricerca. Ma per Bernini è già ora di pensare al dopo. Deve farlo il governo, ma devono farlo anche i rettori. Da qui il suo appello a non dimenticare gli altri fondi europei. «Sto già lavorando sui Fondi di coesione post 2026 ma deve essere un lavoro fatto assieme. Io non rinuncerei ai fondi di Horizon Europe adesso, perché se non li prendiamo noi li prende qualcun altro», ha ammonito Bernini che è poi intervenuta sui temi caldi di questi giorni. Le proteste degli studenti e l’imam all’università di Torino («Gli atenei non sono moschee», ha ricordato) e i test di Medicina che partono martedì 28. Svelato dalla ministra il magic number sui posti a disposizione: quelli provvisori «sono 20.867».
Fonte: Il Sole 24 Ore