Biennale di Arte Islamica: esplorare la fede attraverso l’arte e la cultura

Biennale di Arte Islamica: esplorare la fede attraverso l’arte e la cultura

Qual è stato l’approccio curatoriale?
Collaborativo tra le istituzioni internazionali che hanno contribuito a rendere possibile in armonia la complessità di un progetto così collettivo. La sezione iniziale Albedaia ‘Inizio’ si concentra sulla spiritualità, con reliquie e oggetti sacri in dialogo con progetti contemporanei. L’idea qui, qualunque sia la fede e la confessione, è di avere una sensazione di spiritualità. Per i musulmani, il significato è particolarmente profondo grazie alla presenza di oggetti provenienti dalle moschee sacre della Mecca e di Medina, tuttavia, anche i non musulmani possono vivere un’esperienza viscerale e spirituale che tocca cuore e anima. La seconda sezione si chiama Al-Madar ‘Orbita’, dedicata all’arte dei numeri, ed esplora come l’umanità abbia sviluppato il concetto di calcolo, permettendo progressi in campi come astronomia, commercio, musica e design, mettendo in evidenzia il contributo dei numeri arabi alla civiltà globale.

La celebrazioni delle due collezioni private è nella sezione Al-Muqtani (Omaggio), ed espone opere dell’epoca omayyade ai Safavidi e Moghul, della Collezione Al-Thani, e la Collezione Forsea Art, creata da Rifaat Sheikh El Ard, oggetti cavallereschi medievali, ceramiche, metalli, manoscritti e tessuti per riflettere sul dialogo culturale e sugli scambi storici, come quelli tra crociati e civiltà islamiche. È un omaggio al gusto estetico e al coraggio di condividere queste raccolte con il mondo. Da questa galleria le persone escono ed entrano negli spazi esterni sotto le tende del complesso del terminal Hajj nella sezione ‘Canopies’ che si dedica al tema del giardino nella civiltà islamica, come simbolo di paradiso, contemplazione e trasformazione. I giardini islamici, spesso configurati in modo simmetrico (charbagh), sono visti come luoghi di meditazione, incontro e conoscenza. La sezione include anche due padiglioni: uno dedicato alla Mecca e uno a Medina, che offrono ai visitatori, musulmani e non, un’esperienza per comprendere il significato spirituale e culturale di questi luoghi santi, con opere e oggetti legati al pellegrinaggio. Infine, la Biennale propone Al-Musalah, un concorso per progettare una moschea contemporanea, radicata nei valori tradizionali ma con un’architettura moderna, a testimonianza dell’equilibrio tra innovazione e spiritualità che caratterizza l’evento.

La Biennale rappresenta quindi un’opportunità per esplorare e comprendere la cultura e la civiltà islamica attraverso le opere d’arte e il contesto della fede?
La Biennale rappresenta da un lato un’opportunità per il mondo islamico di valorizzare la propria cultura e mostrare i capolavori della sua civiltà, ispirando sia i musulmani a riscoprire la grandezza artistica della loro tradizione, sia i non musulmani a comprenderne la complessità. Non si limita agli oggetti devozionali, ma include opere che riflettono vita quotidiana e tradizioni. L’idea di esplorare la cultura attraverso la fede non è nuova, come dimostrano musei e luoghi storici dedicati ad altre religioni, esperienze culturali che aiutano a comprendere civiltà e sistemi di credenze nel loro contesto spirituale. Inoltre, credo che l’aspetto più significativo sia che l’Islam e la cultura dell’Islam, fino a poco tempo fa, sono stati principalmente spiegati e presentati in un contesto museale occidentale da curatori di musei o accademici, principalmente di origine occidentale. Il Met, il Louvre, il V&A, il British Museum, il Museo islamico di Berlino. È qui che andiamo per capire l’Islam, per conoscere la civiltà islamica. La Biennale delle Arti Islamiche, in un certo senso, offre – e il team è molto eterogeneo, non siamo tutti musulmani – al mondo islamico l’opportunità di spiegare la propria cultura.

Quale tipologia di pubblico vi aspettate?
La Biennale è stata progettata per attrarre un pubblico diversificato, la popolazione di Jeddah ai pellegrini provenienti da tutto il mondo, studiosi e collezionisti. Quando abbiamo concepito la Biennale e l’offerta artistica abbiamo pensato consapevolmente ai diversi pubblici che sarebbero arrivati. L’anno scorso, o meglio nella prima edizione, l’hanno visitata quasi 600.000 persone. Quest’anno speriamo di raggiungere un milione di visitatori.

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Fonte: Il Sole 24 Ore