Binaghi: «Da Atp Finals, Internazionali e Davis circa due miliardi di impatto»
«La povertà è stata la nostra virtù principale. Ci ha spinto ad essere rigorosi nella programmazione delle risorse e nei risparmi e ci ha spinto a tornare sul mercato dello sport nel momento di massima crisi cercando di essere innovativi. Abbiamo ribaltato quello che succedeva prima e abbiamo cominciato a non prendere più decisioni per fini “politici”, la vera malattia dello sport italiano, ma per guadagnare efficienza e competitività. Abbiamo risanato la Federazione anche dal punto di vista etico, perchè c’era anche chi rubava, abbiamo rilanciato gli Internazionali, abbiamo investito sempre più risorse nel settore tecnico, poi ci siamo inventati la nostra televisione e contestualmente abbiamo trovato delle ragazze che hanno cominciato a vincere. Tutti gli indicatori economici dal 20o1 sono in crescita costante. Il Covid poi ci ha dato una mano ad allargare la base, nonostante qualcuno volesse inserire il tennis e il padel tra gli sport di contatto. Tra il 2018 e il 2019, abbiamo preso le Nitto Atp Finals mentre il nostro settore maschile esplodeva con Fognini e Berrettini e ora con Sinner e Musetti e tutti gli altri.
Ecco, ma com’è fiorito tutto questo talento?
«Vede, il sistema precedente era politicizzato e centralizzato. La Federazione con il suo centro tecnico, presunta fabbrica di campioni, “combatteva” contro i circoli e le accademie. Tipo Unione Sovietica. Noi abbiamo ribaltato il sistema a partire dai “Piani integrati d’area” per decentralizzare e incentivare l’aggregazione dei circoli sul territorio in modo da elevare l’offerta tecnica, anziché dividersi. Abbiamo poi sviluppato i team privati, finanziandoli in relazione alla potenzialità dei giocatori, che oggi assistiamo a richiesta con il nostro settore tecnico-scientifico. Questo ha fatto fiorire le accademie private. Per le gare delle 12mila squadre italiane, inoltre, abbiamo imposto che almeno il 50% dei tennisti schierati sia formato internamente, tutelando i vivai e con meccanismi di promozione e retrocessione. Prima per giocare la Serie A bastava “comprare” due giocatori di prima categoria. Berrettini viene da questo percorso. Quello che non riescono a fare nè il calcio nè il basket e che noi abbiamo copiato dalla pallavolo».
Oggi il fatturato della Fitp veleggia già sopra i 200 milioni e i tesserati sono più di un milione.
«Questa è la nostra “famiglia”. Il numero non coincide ovviamente con i praticanti, perchè ci sono le tessere del tennis, del padel, del pickleball, i soci dei club che non giocano, i dirigenti e 13mila fra tecnici e maestri, che oggi si formano su cinque livelli di qualifiche. Ci sono poi quelle dei giovani coinvolti nell’iniziativa “Racchette in classe”, 400mila studenti delle scuole primarie a cui permettiamo di fare lezioni gratuite per avvicinarli alle nostre discipline, grazie ai capitali esteri che attiriamo con gli Internazionali, tra sponsor e il 30% di ticketing acquistato da stranieri».
Fonte: Il Sole 24 Ore