Biocarburanti, Neste arriva in Italia con il proprio marchio
Neste, gruppo finlandese attivo nella produzione di biocarburanti tra i più importanti a livello globale, arriva in Italia con il proprio marchio. Già tra i principali fornitori di Hvo (hydrotreated vegetable oil, adatto ai motori diesel) al mercato italiano, ora attraverso un accordo con Firmin, distributore di carburanti di base a Lavis (Trento), erogherà nel nostro Paese da gennaio il proprio Neste My Renewable Diesel (100% Hvo). La partnership prevede una distribuzione soprattutto b2b, con una parte destinata agli automobilisti in alcune prime stazioni del Nord Est. «Questa collaborazione è un passo importante per aumentare la presenza di Neste in un Paese in cui riscontriamo un crescente interesse per il diesel rinnovabile come mezzo per decarbonizzare il settore dei trasporti», commenta Per Emanuelson, responsabile commerciale Emea dell’area Prodotti rinnovabili del gruppo. Nonché «un modo semplice per le aziende di passare dal diesel fossile al diesel rinnovabile», aggiungono Nicola e Manuel Minzocchi, amministratori di Firmin.
Italia mercato interessante
«L’Italia rappresenta per noi un mercato interessante: è una delle maggiori economie europee, ha target di decarbonizzazione ambiziosi e una normativa avanzata, unica nel suo genere, particolarmente favorevole ai biocarburanti. Un quadro legislativo chiaro e con obiettivi precisi permette agli operatori di programmare gli investimenti», spiega Carl Nyberg, senior vice president Commercial. Il riferimento è all’obbligo di immissione in consumo di biocarburanti in purezza del Dl 199/2021 (e successivi decreti attuativi del Mase del 2023). Normalmente sono usati in blend.
«Entrare in Italia con il nostro marchio è un primo importante passo. Lo facciamo in collaborazione con un’azienda locale, che conosce il mercato, come da nostra prassi. Siamo presenti in Italia già dal 2016, quando firmammo un primo accordo con Tamoil per distribuire, in miscela, il nostro diesel rinnovabile. Una presenza che è cresciuta negli anni», aggiunge Nyberg. E sul futuro bando europeo delle auto a diesel e benzina auspica «un ripensamento: abbiamo bisogno di una moltitudine di soluzioni per la decarbonizzazione. L’elettrificazione è fondamentale, ma non funziona per alcuni settori come i trasporti pesanti o quelli aerei: qui i biocarburanti diventano fondamentali». Neste ha calcolato che l’uso del suo My Renewable Diesel può ridurre le emissioni di gas serra fino al 90% rispetto al gasolio fossile durante l’intero ciclo di vita.
Lo sviluppo nell’aviazione
Per i carburanti rinnovabili, l’aviazione è un ambito promettente, dove secondo Nyberg avverrà il maggiore sviluppo. Già dal 1° gennaio 2025 il regolamento RefuelEu Aviation prevede che i vettori europei imbarchino il 2% di Saf (sustainable aviation fuel), una quota destinata ad aumentare gradualmente fino al 70% nel 2050. Neste non fornisce al momento Saf all’Italia, «ma è qualcosa a cui stiamo guardando con interesse», conferma Nyberg: «Investendo nei nostri poli produttivi arriveremo a una capacità di 1,5 milioni di tonnellate di Saf, che sarebbe già sufficiente a coprire i volumi iniziali previsti dal RefuelEu Aviation. Abbiamo raffinerie a Porvoo (Finlandia), a Rotterdam, a Singapore e attraverso la jv con Marathon Petroleum a Martinez, in California, per una capacità produttiva complessiva di 5,5 milioni di tonnellate, che salirà a 6,8 milioni in un paio d’anni grazie all’espansione del polo olandese». Se l’Hvo di Neste è realizzato interamente da feedstock rinnovabili come oli esausti da cucina e residui di grassi animali, non mancano sperimentazioni su altre materie prime, frutto di pratiche di agricoltura rigenerativa su terreni degradati: «Lavoriamo colture come la carinata o la camelina, per esempio. Sicuramente, vista l’importanza del settore agricolo in Italia, vediamo opportunità per future collaborazioni anche su questo fronte».
Fonte: Il Sole 24 Ore