Birkenstock, dalla Francia l’ennesimo stop: la suola non è un marchio

Birkenstock, dalla Francia l’ennesimo stop: la suola non è un marchio

La Corte di Appello di Parigi ha confermato la decisione della Corte Europea sull’impossibilità, per l’azienda tedesca Birkenstock, di registrare il disegno della suola come marchio di fabbrica e dando nuovamente ragione a Rafting Goldstar, azienda italiana che fa capo al gruppo Silver1 di Elvio Silvagni, di cui fa parte Valleverde. La Corte ha dichiarato la nullità della registrazione della marca numero 4116654 effettuata da Birkenstock in Francia e ha condannato Birkenstock al pagamento delle spese processuali di ricorso e di 10mila euro alla società italiana.

La battaglia legale tra il colosso tedesco – che dal 2021 è nel portafoglio di L-Catterton che fa capo alla famiglia Arnault – e l’azienda italiana di San Mauro Pascoli, risale ormai a dieci anni fa: nell’agosto 2015 Birkenstock ha citato Rafting Goldstar presso il Tribunale di Milano per aver contraffatto un suo marchio d’impresa, il disegno del battistrada della suola dei loro sandali. Quest’ultimo, però, non sarebbe registrabile come marchio di fabbrica: sulla questione si è pronunciata anche la Corte di Giustizia Europea che nel settembre 2018 ha dichiarato tale marchio privo di distinzione.

La pronuncia della Corte è stata confermata dai tribunali di diversi Paesi europei: nel marzo 2018 il Tribunale del Benelux; nel maggio 2024 la Corte di giustizia federale tedesca, l’equivalente della Cassazione italiana, ha ritenuto che i vizi procedurali lamentati dall’ultimo ricorso di Birkenstock, fossero infondati condannandola al pagamento delle spese. La prossima pronuncia potrebbe essere quella del Tribunale di Milano che nel 2020, con sentenza 6577/2020, aveva dichiarato nullo il marchio di forma italiano registrato da Birkenstock nel 2015 con riferimento alle classi merceologiche 10 (articoli ortopedici) e 25 (scarpe) perché contrario all’articolo 13 del Codice della proprietà industriale. Tocca ora alla sentenza di secondo grado.

Fonte: Il Sole 24 Ore