Birra, consumi e produzione in discesa: stagione estiva decisiva per invertire il trend

Consumi e produzione in calo di oltre il 5% annuo. In diminuzione anche le importazioni (-7,5%) e le esportazioni (-5,4%). Sono tutti negativi i principali indicatori economici dell’industria brassicola italiana nel 2023 secondo l’ultimo Annual report di Assobirra. E se è vero che il segno meno arriva dopo un ottimo 2022 e in generale dopo un percorso di crescita che si è consolidato negli anni, è anche vero che i primi mesi del 2024 non danno segnali positivi per un settore che occupa oltre 100mila operatori in circa mille aziende (tra birrifici, microbirrifici e malterie), creando, secondo le stime del report, «un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro».

Circa il 50% della birra in Italia si vende d’estate e quest’anno il bel tempo si è fatto desiderare in molte zone d’Italia. «Bisognerà aspettare l’andamento dei prossimi mesi per capire se ci sarà un’inversione di tendenza. Diversamente l’outlook resterà negativo – commenta il presidente di Assobirra Alfredo Pratolongo – perché i dati parziali che abbiamo a disposizione sui primi mesi dell’anno rimangono in terreno negativo».

A fine maggio 2024 rispetto ai 12 mesi precedenti, secondo le rilevazioni di NielsenIq per Food24, il mercato della birra ha comunque rallentato il calo a volume dello scorso anno: nei supermercati si registra infatti un trend negativo pari al -1% contro il -3,1% che si era registrato rispetto al 2022. Il valore delle vendite supera invece i 2,2 miliardi di euro «in positivo del 6,7% rispetto all’anno precedente, complice l’aumento dei prezzi del 7,9 per cento», nota NielsenIq.

Il quadro negativo si attenua anche se si guardano i dati di medio periodo: secondo l’Annual report, nel 2023 la produzione in Italia si è fermata a 17,4 milioni di ettolitri rispetto ai 18,3 milioni del 2022, ma superando i livelli pre-pandemici (i 17,3 milioni di ettolitri del 2019) e quasi eguagliando il 2021. Così per i consumi, che seppur in calo rispetto al record di due ani fa (22,5 milioni di ettolitri), si sono attestati a 21,2 milioni di ettolitri, una quota superiore del 10% rispetto a 10 anni fa e che sarebbe stato il massimo storico prima del 2022. «Bisognerà capire quando la crescita ricomincerà, ma nel medio lungo periodo le previsioni restano positive – continua Pratologo – perché la birra in Italia è ormai diventata una bevanda da pasto, identificata con la convivialità informale, apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilità, naturalezza e basso contenuto alcolemico». Un trend in crescita è rappresentato proprio dalle birre senza alcol: secondo NielsenIq questi prodotti, «seppur ancora marginali (2,3% di quota volume) mitigano il trend negativo del totale categoria, registrando una crescita sostanziale a volume del 7%, complice il costante ampiamento di offerta che si registra già da qualche anno». Inoltre «le birre bionde di gradazione maggiore di 5,5 e le aromatizzate sono gli unici due segmenti tra le birre alcoliche a crescere (rispettivamente +4,3% e +4,5% a volume)». Buoni risultati anche per le birre con caratterizzazione territoriale e regionale.

Così come risulta in tenuta il settore del fuori casa. Dove probabilmente sono più radicate le birre artigianali che valgono circa il 2,5% del mercato. «Pur non disponendo di dati puntuali aggiornati (il report Unionbirrai-Obiart, laboratorio dell’Università degli Studi di Firenze viene realizzato ogni biennio, ndr), il sentiment tra i nostri produttori è di leggera contrazione nel 2023, fisiologica dopo il boom della ripresa postpandemica. Ma la crescita del comparto brassicolo artigianale sta continuando in questo primo semestre 2024 – dice Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti –. Riteniamo che una linfa ulteriore al settore possano darla le novità normative da noi richieste anche al Dl Agricoltura: sburocratizzazione che liberi i piccoli da incombenze pleonastiche che costano soldi e tempo, sconto d’accisa al 50% per i microbirrifici sino a 10mila ettolitri l’anno e il turismo brassicolo che riprende quanto fatto dalle diverse norme regionali sinora approvate».

Fonte: Il Sole 24 Ore