Birra Menabrea in controtendenza: fatturato ed export in aumento

«Essere più piccoli comporta che si avvertano in misura minore gli sbalzi del mercato», si schernisce Franco Thedy, discendente di quel Giuseppe Menabrea che, nel 1872, divenne unico proprietario di un birrificio fondato a Biella nel 1846 e che oggi può vantarsi di essere il più antico birrificio di proprietà italiana (del Gruppo Forst, ndr) ancora attivo nella Penisola.

Si schernisce quando gli si fa notare che, secondo Assobirra, i primi otto mesi dell’anno hanno fatto segnare un calo delle vendite del 6,6% e un segno altrettanto negativo, -7,4%, per quello che riguarda le esportazioni. Birra Menabrea invece dimostra di andare in controtendenza con un fatturato che passa dai 40 milioni del 2022 ai 44 stimati per il 2023 e una quota export in crescita del 4 per cento.

Thedy, alla guida di Birra Menabrea dai primi anni Duemila, ha respirato aria di malto e di luppolo fin da bambino e ha vissuto l’epoca nella quale la birra biellese coglieva medaglie d’oro nei primi concorsi internazionali.
«Questo fatto ci aiutò moltissimo a farci conoscere anche all’estero, arrivarono perfino dei giornalisti giapponesi a intervistarci. Nessuno si aspettava che una birra italiana potesse ottenere questi riconoscimenti», confessa oggi Thedy che tuttavia aggiunge: «Dal 2011 però non partecipiamo più ad alcun concorso, sono troppi e di conseguenza il loro impatto mediatico è calato».

Il segreto tuttavia di un successo così longevo è solo in parte rintracciabile in quelle medaglie d’oro che posero Birra Menabrea sotto i riflettori, sempre rimasta fedele alla sua filosofia produttiva: birre di bassa fermentazione, riconoscibili, vendute per lo più in fusto e di conseguenza bevute prevalentemente a poca distanza dal confezionamento. Un aspetto questo, che nella birra può davvero fare la differenza. In più c’è il valore percepito, Birra Menabrea, sebbene Thedy non ami l’uso di questi termini, è avvertita dal consumatore come la più artigianale delle industriali e la più industriale delle artigianali. Ovvero è la portabandiera della birra come si faceva in Italia prima dell’avvento delle birre artigianali, ha un ottimo rapporto qualità prezzo, è facilmente reperibile ed è riconosciuta in tutto il territorio nazionale.

Che Franco Thedy sia poi “uomo della birra” fin dai primi passi lo si desume anche dal tipo di investimenti fatti: oltre 2,5 milioni di euro per ampliare e modernizzare il museo MeBo, una joint venture con l’altrettanto biellese caseificio Botalla, dove i visitatori possono andare alla scoperta dei segreti della produzione birraria ma anche un collettore di collezioni private e un archivio storico della birra italiana a disposizione di studiosi e ricercatori.

Fonte: Il Sole 24 Ore